Le folli proposte della sinistra per snaturare la Destra italiana

«Tornate nelle fogne. Carogne fasciste», comincia così un recente articolo – dal carattere sgradevolmente fazioso, tipico della sinistra italiana – apparso su Il Riformista e firmato da Gianluca Passarelli, professore in Scienza Politica presso l’Università “La Sapienza” di Roma e prolifico scrittore sul web, ma non solo.

L’articolo in questione, che presenta il surreale titolo Cara Meloni, basta fascismo, dia una svolta e abbandoni CasaPound, configura in sostanza un lungo e convenzionale sproloquio permeato di retorica antifascista, nel quale l’autore, rifacendosi ad un precedente articolo scritto un anno fa sull’HuffPost, tratteggia inizialmente una breve parabola della destra italiana dal dopoguerra ad oggi, per poi arrivare all’attuale politica e concentrarsi sul partito Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Ed è qui che – come direbbe qualcuno – ci sta l’intoppo.

Ignorando completamente la storia e la tradizione della destra italiana (e tutto ciò che essa ha rappresentato e che continua a rappresentare), Passarelli afferma che Giorgia Meloni «ha le potenzialità per fagocitare la Lega Nord e diventare egemonica nel campo della destra. Ma per farlo non dovrebbe tornare a un aureo passato, a “ordine, disciplina e gerarchia”, alla triade autoritaria “Dio, Patria e Famiglia”», ma «continuare nell’azione di rinnovamento, di modernizzazione». Scrive Passarelli:

Per costruire una destra moderna, Giorgia Meloni dovrebbe abbandonare gli ululatori di Eja! Eja! Alala! e le schegge missine che continuano a infangare la storia patria rimestando in presunti allori del fascismo. Giorgia Meloni dica chiaramente che non concede credito a millantatori di patrie da difendere, che non ci sono navi da affondare, porti da chiudere, manifestanti da manganellare e centri sociali da sgomberare.

Ma non è tutto. Continua il professore:

CasaPound va abbandonata, nella forma e nella sostanza, al pari del tentativo di recuperare frange dell’estrema destra. La legalità e l’antimafia ribadite anche nelle scelte dei candidati locali. Il patriottismo sano può avere spazio insieme al ruolo dello Stato, dalla scuola all’economia, ma non può esserci acritica difesa delle forze dell’ordine…

Avete capito bene? Associando il partito di Giorgia Meloni a Casapound (tesi alquanto surreale, poiché, come ha dichiarato l’avvocato Buonguerrieri, «si tratta di partiti politici autonomi e indipendenti, che ovviamente possono condividere alcuni valori di destra»), Passarelli fa passare il messaggio secondo il quale alcuni dei membri dei Fratelli d’Italia sarebbero degli estremisti, «frange dell’estrema destra», «ululatori di Eja! Eja! Alala!» o addirittura «schegge missine che continuano a infangare la storia patria rimestando in presunti allori del fascismo». E, fatto ancora peggiore, Passarelli tenta di fare apparire i Fratelli d’Italia quasi come se la loro politica, nell’ottica delle «scelte dei candidati locali», non condividesse i valori di «legalità» e di «antimafia». Insomma, un partito di delinquenti, quello di Giorgia Meloni.

Ma, per Passarelli, c’è una soluzione, ossia «operare scelte radicali», come cominciare ad ammettere, per esempio, che «senza il “25 aprile” l’Italia sarebbe stata molto peggiore», e riscoprire pensatori come Charles de Gaulle, Helmut Kohl e Margaret Thatcher, abbandonando una volta per tutte «Orban» e «i populisti nazionalisti di estrema destra che guardano al 1918 con nostalgica passione».

I candidati dei Fratelli d’Italia, per divenire finalmente influenti e «centrali nel campo di centro-destra», dovrebbero quindi puntare, secondo Passarelli, «alle idee della destra repubblicana», prendendo come modello il «partito repubblicano americano» e i «think tank ad esso legati», mentre il politico italiano da prendere da esempio sarebbe il famigerato Gianfranco Fini, considerato nientemeno che l’ideatore di «una destra normale», che ha eliminato «i residui fascisti, emarginando l’ala oltranzista e revanscista». Proprio quello che, secondo il professore, dovrebbe fare Giorgia Meloni:

Se lo farà, il suo contributo sarà ricordato come modernizzatore, altrimenti in pochi anni la sua azione sarà derubricata a transeunte e il suo partito non avrà molta fortuna. Si distingua dalla Lega […]. A differenza della Lega di Salvini, il suo partito ha un portato di idee che potrebbe far valere…

Ma i recenti sondaggi sembrano dargli torto, in quanto i Fratelli d’Italia – mantenendo la tradizionale linea politica e senza farsi corrompere, come auspica invece Passarelli, dalla cosiddetta political correctness – sono saliti al 20%, superando il Partito Democratico (19%) e posizionandosi dietro la Lega Nord (21,7%). Un passo importante per i Fratelli d’Italia, che potrebbero affermarsi come seconda forza politica del paese.

Ma, agli occhi del professore, Giorgia Meloni non sarebbe ancora «politicamente adulta»; motivo per cui sono state formulate le suddette proposte, che, se prese sul serio, andrebbero completamente a snaturare l’intera impalcatura ideologica dei Fratelli d’Italia, creando una destra fiacca e indolente, senza radici e spirito d’azione, sulla falsa riga della Buona Destra di Filippo Rossi – nuovo partito che si posiziona ufficialmente a destra, ma che, in realtà, ha ben poco da condividere con tale categoria.

Pertanto, ciò che desidera Passarelli, e con lui l’intera sinistra parlamentare, è giungere ad una radicale trasformazione della destra italiana: trasformazione che, in sintesi, dovrebbe passare attraverso il tradimento, sul modello della nota “svolta di Fiuggi” del 1995, che ebbe come protagonista Gianfranco Fini.

Fino a prova contraria, i propositi di Passarelli risultano quindi del tutto incompatibili con la vera Idea di destra italiana, la cui dottrina – condivisibile o meno – affonda nella nostra storia, e non nella storia americana o di altri paesi. Prendere come modello politico Charles de Gaulle (che, tra l’altro, disse: «L’Italia non è un paese povero, ma un povero paese») o l’europeista Helmut Kohl (il cui pensiero si riassume nella sua infima dichiarazione: «L’Europa unita è una questione di sopravvivenza») o, peggio ancora, la destra americana (serva di Wall Street e portatrice di postulati liberal-imperialistici), comporterebbe la totale disintegrazione della destra italiana, con l’emergere di una pseudo-destra spuria e denaturata, che, con l’Italia, non avrebbe nulla a che vedere.

Ciò che infine vuole il professore, per concludere, è un “avversario” senza radici politiche, facilmente corruttibile, in grado di non rappresentare alcun ostacolo o impedimento alla sinistra di governo, la quale – permeata da un profondo risentimento ideologico – vorrebbe ridurre la destra italiana ad una bambola di pezza, ad una pletora oziosa e apatica, priva di connessioni dirette col nostro passato e svincolata da ogni tradizione identitaria. Insomma, un’altra pedina nell’ingranaggio occulto del potere globale.


Di Javier André Ziosi

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