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giovedì, 28 settembre 2023

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Tag: Wikipedia

«Wikipedia deve essere di natura sionista». L’oscuro legame fra i gruppi sionisti e la più grande enciclopedia online

20 Settembre 2021 4 commenti

A distanza di quasi un anno dalla pubblicazione dell’articolo in cui Larry Sanger criticò Wikipedia, definendola «fortemente di parte», il […]

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  • Cultura

Larry Sanger: «Wikipedia è fortemente di parte. La neutralità del sito è morta a causa dei pregiudizi di sinistra»

28 Giugno 2021 4 commenti

In un recente articolo, Larry Sanger, co-fondatore di Wikipedia assieme a Jimmy Wales, ha dichiarato che «Wikipedia è fortemente di […]

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  • Cultura

Ultime Politica

  • «Abbiamo sempre fatto ciò che ci diceva il cuore. Non siamo terroristi». Intervista esclusiva ad un membro della “Werwolf Division”

    «Eversione neonazista: una rete bolognese tra chat e Telegram. Indagate otto persone», scriveva il 29 maggio la giornalista Federica Orlandi sul quotidiano Il Resto del Carlino, facendo riferimento ad un gruppo denominato “Werwolf Division”, il quale – secondo la Procura di Napoli – avrebbe dovuto al più presto mobilitarsi per compiere «atti eversivi violenti» e «reclutare sempre nuovi membri, addestrandoli ad azioni violente, anche mettendo a disposizione armi». Ma è davvero così, o siamo dinanzi alla solita “propaganda” del Sistema? L’abbiamo chiesto direttamente a uno di loro, che – per ovvi motivi – ha deciso di rimanere anonimo, senza però rinunciare a dire la (sua) verità, che – come potevamo immaginare – non è quella scritta sulle carte ufficiali. Buona lettura! – Grazie per aver accettato questa intervista. Che cos’é e quando nasce la “Werwolf Division”? – La Werwolf Division era un gruppo Telegram nato nella primavera del 2022 e formato – come molti altri gruppi online ancora attivi – da appassionati di storia e politica, accomunati da ideali di patriottismo e nulla di più. Il Resto del Carlino – probabilmente su richiesta di qualcuno – ha fatto di una piccola scintilla un gigantesco incendio. È stato tutto ingrandito, quasi creato ad hoc. Certo, non lo nascondo: molti di noi erano affascinati dall’epoca del Terzo Reich e dal socialismo nazionale (soprattutto dalla sua interpretazione magico-esoterica), ma non siamo né terroristi, né criminali, né pericolosi sovversivi. Anzi, le sembrerà strano, ma uno degli indagati è addirittura completamente estraneo al gruppo della Werwolf Division e al mondo della politica. Probabilmente è finito nell’indagine a causa dell’incompetenza della forze dell’ordine o per errore. Ad ogni modo, spero con tutto il cuore che la sua posizione venga chiarita al più presto… – Su di voi pendono accuse pesantissime, come «associazione con finalità di terrorismo» e «incitamento in gruppo alla discriminazione razziale». L’articolo di Federica Orlandi pubblicato da Il Resto del Carlino fa inoltre riferimento ad alcune «armi» che avreste dovuto mettere a «disposizione» ai nuovi militanti per effettuare «atti eversivi violenti»… Cosa avete da dire a riguardo? – Sono fantasie! Sproloqui dei giornalisti! Probabilmente hanno letto troppo I diari di Turner, e ne sono rimasti interdetti! La Werwolf Division, contrariamente a quanto dicono le carte della Procura, non è mai stata un pericolo per il sistema democratico. Noi non abbiamo mai fatto azioni violente e, tantomeno, non abbiamo mai avuto armi… E le perquisizioni l’hanno dimostrato. L’unica nostra “colpa” – se possiamo definirla tale – è rappresentata soltanto da conversazioni private considerate «razziste» e dall’attacchinaggio di un volantino. Si: un volantino che riportava una frase di Dominique Venner! Nulla di più! Riguardo al gruppo Telegram, invece, si parlava di storia, politica e quant’altro e si condividevano articoli e contenuti letterari di contro-informazione di vari siti internet, senza comunque mai inneggiare esplicitamente alla violenza o all’odio. La Procura ci ha descritti come una vera e propria organizzazione terroristica, con una sua gerarchia interna, finanziamenti occulti e armi, ma non è affatto così. Chi ci conosce lo sa benissimo che siamo quattro disperati senza un soldo in tasca. Se il sistema democratico ha paura di noi, allora vuol dire che c’è qualche problema! Il fatto è che – come anche voi di Ardire avete dimostrato in un recente articolo – gridare al “pericolo neonazista” fa comodo a qualcuno… Già ci siamo capiti. E noi non siamo altro che vittime di questa grottesca e circense “caccia alle streghe”, che da anni ormai imperversa nell’Occidente liberale sempre più martirizzato e cosmopolita. – Secondo la Procura di Napoli, nel maggio 2022 vi sareste infiltrati «durante una manifestazione» in pieno centro a Bologna, «sotto le Torri», diffondendo «volantini inneggianti all’eversione». Può dirmi di più? – Altre fantasie della Procura! Noi non abbiamo mai fatto attività di volantinaggio nella zona del centro storico, anche perché sarebbe stato molto pericoloso: avremmo rischiato il linciaggio da parte dei migranti e, soprattutto, degli antifascisti (presenti ovunque nelle zone del centro storico di Bologna), se avessimo davvero diffuso «volantini inneggianti all’eversione» nazionalsocialista «durante una manifestazione sotto le Torri». Bologna è rossa: certe cose non si possono fare. Se avessimo fatto davvero una cosa del genere, saremmo tornati a casa con le gambe rotte e, come minimo, il giorno dopo tutti i giornali locali avrebbero gridato all’eversione “neonazista”. Ed invece, nulla è successo. Il nostro “peccato”?! Aver pensato differente, al di fuori dei confini del dogma della democrazia. E sappiamo fin troppo bene cosa succede a chi si allontana dal “sentiero” democratico… – Ha voglia di raccontarci nel dettaglio come sono andate le cose durante la perquisizione? – C’è poco da raccontare… Nella notte fra il 14 e il 15 maggio sono stato svegliato da sei uomini della Digos: cercavano armi, che ovviamente non avevo. In mancanza di esse, hanno sequestrato una dozzina di libri (tra cui il Mein Kampf e altri libri di politica) e alcune foto di Benito Mussolini che da anni tenevo appese in cucina. Si, delle fotografie! Mi contestano il fatto di essere la guida intellettuale della Werwolf Division, quando invece la Divisione non aveva un vero e proprio leader, essendo appunto un gruppo Telegram aperto a tutti. Ad ogni modo, i sei uomini della Digos erano accompagnati da un esperto di informatica, che ha passato la giornata ad estrarre dati dal mio computer e dal mio cellulare, quasi come un bambino in cerca di caramelle. Verso le quattro di pomeriggio, sono stato portato in questura a Bologna, dove mi hanno preso le impronte digitali e fatto la foto segnaletica. Che umiliazione! Il pomeriggio del 7 giugno sono poi tornati a farmi firmare una lunga serie di fogli, che ho aggiunto agli altri… Ma in fondo, che cosa abbiamo fatto? Siamo forse terroristi, perché abbiamo diffuso un volantino rivoluzionario?! Il fatto è che lo spettro del nazionalsocialismo e, soprattutto, del suo fondatore fa ancora paura. Così, chiunque propenda per una visione alternativa della vita e delle cose viene subito “squalificato” in quanto “fascista” o “nazista”. Parliamoci chiaro: è da anni che, […]

  • L’Europa sarà ebraica? Le origini occulte del Parlamento Ebraico Europeo e la farsa della lotta all’antisemitismo

    Sconosciuto ai più, il Parlamento Ebraico Europeo detiene attualmente le chiavi della politica dell’UE, manovrando come vere e proprie marionette i politici, i parlamentari e le istituzioni di tutti gli Stati europei al fine di “ebraicizzare” l’intero continente Oltre un secolo fa, il politico inglese di origini ebraiche Benjamin Disraeli, noto per essere stato Primo Ministro del Regno Unito per ben due volte, dichiarò che «il mondo è governato da personaggi diversi da quelli che immaginano coloro che non gettano lo sguardo dietro le quinte». E nel caso particolare dell’Europa, se si getta uno sguardo «dietro le quinte», si può constatare che l’affermazione di Disraeli è ancora valida, e che i «personaggi» occulti di cui egli parla non sono altro che gli stessi ebrei, la cui influenza in Europa ha raggiunto i suoi massimi storici con la fondazione del Parlamento Ebraico Europeo (EJP), oltre dieci anni fa. Non sappiamo molto sulle sue origini. Le poche fonti a nostra disposizione ci dicono che è stato fondato il 16 febbraio 2012 all’interno dello stesso Parlamento Europeo, a Bruxelles, su iniziativa della semi-sconosciuta Unione Ebraica Europea (EJU), una losca ONG senza scopo di lucro creata un anno prima dal politico ucraino-israeliano Vadim Rabinovich e dal filantropo e uomo d’affari ucraino di origini ebraiche Igor Kolomoyskyi (noto per essere il principale finanziatore di Volodymyr Zelensky), anche se l’idea di creare un Parlamento ebraico in Europa fu suggerita per la prima volta durante il Congresso Sionista di Basilea, nel 1897, e poi ripresa in seguito dal politico israeliano Shimon Peres. L’European Jewish Press, tuttavia, ci informa che l’inaugurazione dell’EJP, avvenuta all’interno dell’Euro-parlamento di Bruxelles, ha riunito ben centoventi parlamentari ebrei, tra cui gli italiani Roger Coianiz e Vittorio Pavoncello e «diverse figure di spicco dell’ebraismo europeo, come Pierre Besnainou dalla Francia, Cefi J. Camhi dalla Turchia, Nathan Gelbart dalla Germania, Oliver Mischon dal Regno Unito, Joel Rubinfeld dal Belgio, nonché un numero importante di giovani personalità e leader emergenti», tutti eletti – secondo East Journal – «in maniera semi-seria». I candidati, infatti, sono stati selezionati dall’EJU via internet «a loro stessa insaputa»; tra di essi, erano presenti anche «personalità controverse» che, con la politica, non hanno mai avuto nulla a che fare, come Sacha B. Cohen (attore), David Beckham (ex giocatore di calcio) e Stella McCartney (figlia del noto membro dei Beatles, Paul McCartney). In totale, vi sono stati circa 400.000 voti, anche se – dichiara East Journal – «non è certificato che i votanti abbiano votato una sola volta, o solo per i candidati del proprio paese», in quanto le elezioni si sono svolte online e non vi è stato alcun controllo da parte degli organi dell’UE. Malgrado ciò, secondo Tomer Orni (amministratore delegato dell’EJU), la fondazione dell’EJP ha rappresentato un «evento storico» e senza precedenti per la comunità ebraica in Europa, che – come ha fatto notare il professore e accademico ebreo Shlomo Avineri – in «un secolo di emancipazione» è riuscita a passare «dalla periferia al centro della società europea». Attraverso un Parlamento ebraico, infatti, Rabinovich e Kolomoyskyi – in sinergia ai lavori dell’European Jewish Congress – hanno voluto fornire «una struttura unificante per tutte le comunità e le organizzazioni ebraiche in tutta l’Europa occidentale, orientale e centrale», operando «attivamente per rafforzare la vita ebraica» nella UE e combattere razzismo e antisemitismo. In altre parole – dichiara lo stesso sito dell’EJP – l’obiettivo è stato quello di correggere «le imperfezioni del passato» e «continuare a costruire un’organizzazione ebraica europea veramente influente», in grado di contribuire «in maniera positiva allo sviluppo europeo» ed estinguere, una volta per tutte, ogni retaggio residuale di antisemitismo. Non è forse stato Vladimir Katsman, inviato speciale dell’EJP, a dichiarare esplicitamente che «gli ebrei vogliono avere un’influenza sull’Europa»?! A conferma di ciò, l’inaugurazione del Parlamento Ebraico Europeo ha coinciso con la visita a Bruxelles di una delegazione di quaranta membri di spicco della Conference of Presidents of Major American Jewish Organization (nota come “Conferenza dei Presidenti”) guidata dagli ebrei Richard Stone e Malcolm Hoenlein. Insieme ad altri membri dell’EJP, la delegazione – in rappresentanza della potente lobby ebraica a stelle e strisce – «ha tenuto colloqui con i funzionari dell’UE» e «della NATO» e ha discusso inoltre su «questioni come l’antisemitismo in Europa», stringendo solidi accordi e ponendo così le basi per la futura egemonia del continente. «La visione di un Parlamento ebraico europeo è finalmente una realtà», ha dichiarato Tomer Orni durante l’inaugurazione dell’EJP. «Si tratta di un evento storico in quanto il nuovo Parlamento è un’importante pietra miliare per la rappresentanza ebraica in Europa. Siamo profondamente convinti che il Parlamento sarà una forza positiva nell’affrontare le mutevoli condizioni e le grandi sfide che l’ebraismo europeo sta affrontando». Lotta all’antisemitismo Per espandere la propria influenza, l’EJP ha organizzato negli anni «riunioni di deputati ebrei con parlamentari di quasi tutti i paesi europei», al fine di «discutere questioni locali» e imporre – in collaborazione con la loggia ebraica B’nai B’rith e l’European Jewish Congress – le proprie direttive ai singoli paesi dell’UE. Appena un anno dopo la fondazione dell’EJP, infatti, è stato creato a Bruxelles, all’interno dello stesso Parlamento europeo, il “Gruppo di Lavoro contro l’antisemitismo”, una speciale struttura formata da deputati e politici ebrei che – come spiega il sito della loggia B’nai B’rith – «ha contribuito a integrare la lotta contro l’antisemitismo a livello dell’UE e negli Stati membri», imponendo a quest’ultimi di «sviluppare piani d’azione nazionali per affrontare l’odio antiebraico». Grazie all’operato degli agenti dell’EJP e del “Gruppo di Lavoro”, che hanno diffuso a macchia d’olio la convinzione secondo la quale l’antisemitismo sarebbe «parte del DNA dell’Europa» e quindi il nemico numero uno dell’UE, nel dicembre 2015 viene fondata – con il supporto diretto delle organizzazioni ebraiche militanti – la “Commissione europea per la lotta all’antisemitismo e la promozione della vita ebraica”, presieduta dalla coordinatrice Katharina von Schnurbein. Tale organo – come ricorda lo stesso sito dell’UE – si riunisce a Bruxelles «diverse volte all’anno», coinvolgendo – in collaborazione con il “Gruppo di Lavoro” – «le principali organizzazioni ombrello ebraiche» e […]

  • Azione massonica e dominio ebraico. Come l’ebraismo militante tira i fili delle logge e influenza la politica europea

    Considerata lo strumento dell’ebraismo militante, la Libera Muratoria continua ad essere la protagonista della politica europea, influenzando i parlamenti di tutto il continente Si è spesso affermato, senza mostrare alcun riferimento bibliografico valido, che «l’ebraismo controlla la massoneria» e che, a sua volta, «la massoneria influenza la politica», senza però mai svelarne il meccanismo e le dinamiche in maniera chiara ed esaustiva. Di conseguenza, si è diffusa la convinzione (soprattutto fra i cosiddetti “conservatori responsabili”) secondo la quale, in realtà, massoneria ed ebraismo non avrebbero nulla a che fare con il potere politico, ma si tratterebbe piuttosto di una delle tante “teorie del complotto”, che, soprattutto in questi tempi, invadono le pagine del web. Ma è davvero così? In internet, effettivamente, sono presenti decine di migliaia di scritti e articoli sulla massoneria e sull’ebraismo, ma ben pochi – se non nessuno – riportano le reali dinamiche connesse al potere politico in Italia e in Europa. Quasi tutti gli scritti, infatti, configurano i soliti stereotipi ebraico-massonici facendo leva sul sensazionalismo, senza mostrare alcuna dinamica di quel meccanismo occulto che, tramite la Libera Muratoria, influenza da decenni la politica dell’intero continente, compresa l’Italia. Il presente scritto, nel suo piccolo, nasce dunque per colmare questa lacuna e approfondire, nella maniera più obiettiva possibile, il legame fra massoneria, ebraismo e potere politico. Massoneria e democrazia Poiché, stando alle parole dell’intellettuale tedesco Rudolf von Sebottendorff, «la democrazia è una creazione giudaica», ne consegue che il gioco elettorale, in ogni sua forma, è necessario all’ebraismo militante per conseguire i suoi obiettivi. E ciò avviene grazie all’operato della massoneria. Secondo von Sebottendorff, infatti, «per regolamento, ogni uomo libero e irreprensibile può diventare membro della massoneria, in pratica però occorre anche essere abbienti», ossia influenti e benestanti. Ed è proprio «il reclutamento di accoliti in questi ambienti», ha spiegato von Sebottendorff, che consente «a Giuda di indirizzare i popoli [europei] ai suoi fini», sottomettendoli alla morale del Talmud. A conferma di ciò, l’intellettuale Giovanni Bitelli, nell’opera La Biscia massonica, ha rivelato che «i candidati alle elezioni politiche», indipendentemente dalla corrente che rappresentano (sia essa «conservatrice, liberale, democratica, repubblicana, socialista»), vengono scelti «nelle logge massoniche, le quali, attraverso questa subdola alchimia», rimangono «padrone del governo statale, provinciale, municipale», sia che vincano «i rossi oppure i neri». Attraverso questo «gioco elettorale», prosegue Bitelli, la «supremazia massonica» è «costantemente salva», e «i privilegi finanziari della banca e dell’industria» rimangono «in una botte di ferro», poiché la massoneria – ricorda l’intellettuale – «è manovrata dalla cricca ebraico-capitalista», i cui interessi – dal 2012 – sono tutelati a livello ufficiale dal Parlamento Ebraico Europeo, che – spiega il ricercatore Paolo d’Arpini – ha «la facoltà di essere “ascoltato” regolarmente dal Parlamento Europeo». «Noi [ebrei] dobbiamo favorire la democrazia ovunque e in tutti i modi possibili», ammise anni fa il giornale ebraico Judische Volksblatt. «Ma, nel medesimo tempo, dobbiamo operare con prudenza, poiché la massa non si deve accorgere che la democrazia è soltanto una tenda dietro la quale si nasconde Israele». Massoneria ed ebraismo Pertanto, sorge spontanea una domanda: in che modo l’ebraismo influenza la massoneria? Quali sono le dinamiche occulte che, nel tempo, hanno portato Israele ai vertici della piramide massonica, imponendo il proprio potere su tutte le democrazie europee? Stando alle parole di Rudolf von Sebottendorff (il quale venne iniziato al Rito di Memphis, per poi prenderne le distanze poco dopo), il potere ebraico-massonico è concentrato nelle mani dei membri dell’Ordine B’nai B’rith, «per i quali l’affiliazione alla massoneria, cui sono tenuti per potervi assumere quanto prima posizioni chiave ed incarichi direttivi, costituisce un obbligo inderogabile». È «prescritto», infatti, che «in tutte le logge d’Europa» (comprese quelle italiane) siano «presenti fratelli B’nai B’rith», i quali vengono «insigniti degli alti gradi», in modo tale da raggiungere i vertici delle logge massoniche e sottoporre l’intera Libera Muratoria «agli ordini emanati dal B’nai B’rith», che rappresenta «tutte le organizzazione giudaiche». Nel tempo – spiega von Sebottendorff – si è così costituito una sorta di «”circolo interiore” alla massoneria», che «ne coordina l’esecuzione sul piano internazionale», esercitando un «potere immenso» nella politica europea. Motivo per cui, l’ex massone Francesco Gaeta, nell’opera Che cosa è la massoneria?, è arrivato a dichiarare che la Libera Muratoria – con tutte le associazioni ad essa legate – rappresenta «l’organo di conquista del mondo da parte degli ebrei, a danno ed a spese dei goym [i non ebrei]». Come dargli torto?! Per concludere Giunti alla conclusione, è ora pienamente convalidato il vecchio convincimento di Julius Streicher (editore del famigerato settimanale Der Stürmer) secondo il quale «l’ebreo non ha un partito proprio, egli è in tutti». E si potrebbe dire lo stesso del massone, il quale – come viene rammentato nell’opera La tradizione segreta – si avvicina alla Libera Muratoria «soltanto per scopi di personale avanzamento», essendo appunto la massoneria uno «strumento di sfruttamento e di dominio in mano a una casta di politicanti». «Abbiamo diffuso lo spirito di rivolta e il falso liberalismo tra le nazioni dei gentili così da persuaderli ad abbandonare la loro fede, tanto da farli vergognare di professare i precetti della loro religione e di obbedire ai Comandamenti della loro Chiesa», ha dichiarato un rappresentante del B’nai B’rith. «Abbiamo portato molti di loro a vantarsi di essere atei e, ancor di più, a gloriarsi di essere i discendenti della scimmia. Abbiamo dato loro nuove teorie, impossibili da realizzare, come il comunismo, l’anarchia e il socialismo, che ora stanno servendo al nostro scopo. Gli stupidi gentili li hanno accettati con grande entusiasmo, senza comprendere che quelle teorie sono nostre, e che costituiscono il nostro più potente strumento contro loro stessi». È forse ancora valida l’antica espressione latina “homo homini lupus”? Di Javier André Ziosi

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  • «Siamo di fronte ad un’azione dai mille volti, ma di un effetto unico: disgregare, degradare e sovvertire». Di Julius Evola

    Scritto nel bel mezzo della Seconda guerra mondiale dall’intellettuale Julius Evola, il presente articolo – apparso nel pamphlet “Gli ebrei hanno voluto la guerra” (Vallecchi, 1942) – mette a nudo l’azione intellettuale distruttrice dell’ebraismo a danno della civiltà europea durante il conflitto, mostrandone le dinamiche in maniera del tutto rivoluzionaria. Riproponiamo qui l’articolo – dopo quasi un secolo – a scopo di studio. Buona lettura! L’offensiva che il giudaismo sta svolgendo da tempo contro la civiltà occidentale impiega due armi principali: una è l’oro e l’altra è l’intelligenza. A tal riguardo, I Protocolli dei Savi di Sion parlano chiaro e ciò può essere confermato da tutta una serie di testimonianze. Tuttavia, in una parte di voi può sorgere una certa perplessità. Voi forse avete già un sentore delle malefatte della finanza ebraica internazionale, ma, quanto all’azione distruttrice dell’intelligenza ebraica, potete pensare che, questa volta, noi abbiamo passato davvero il limite. Quanti ebrei non han portato alla scienza, al pensiero e alla letteratura occidentale dei contributi, che sembrano non avere nulla a che fare con la politica e con la razza? Il fatto è che un certo concetto della civiltà, al quale voi siete stati abituati, è da rifare. Non credete forse che esiste una cultura e una civiltà universale, buona per tutti e a cui gli appartenenti di ogni razza possono dunque indifferentemente contribuire? Invece non è così. Ogni civiltà o cultura davvero sana affonda le radici nello spirito e nella razza di un dato gruppo di popoli, ed è valida solo per essi, non per altri. Tutto ciò che viene da gruppi umani diversi, anche se non ce ne accorgiamo subito, può costituire – per una tale civiltà – un pericolo. Ora esiste, con un suo volto preciso, una civiltà dell’Europa ariana e tradizionale. Rispetto a questa civiltà, sono poche le creazioni dell’intelligenza ebraica che non abbiano un carattere negativo e deleterio. Cerchiamo di vedere nel modo più chiaro ed accessibile di che si tratta. In genere, non si deve pensare ad un’azione consapevole e concordata, quasi come se i vari Einstein, Lombroso, Freud, Bergson, Hirschfeld, Wassermann, Ludwig, Sinclair Lewis, Pitigrilli, Guido da Verona e tutti gli altri esponenti della cultura giudaica, si fossero passati la parola ed eseguissero la parte ad essi assegnata in una congiura da uno Stato Maggiore ad essi ben noto. Si tratta invece di disposizioni congenite dovute ad una razza e ad una tradizione secolare. La razza è infatti una forza profonda e misteriosa che, quasi come un destino, spesso si afferma al di là della consapevolezza dei singoli. Ora, sia razzialmente, sia in fatto di ideali, esiste una grande opposizione fra l’uomo ariano – tradizionale europeo – e l’ebreo. Fin dalle origini, l’ebreo ci è apparso come un essere diviso in sé stesso. A differenza dell’ariano, egli fu sempre incapace di concepire e realizzare un’armonia fra spirito e corpo. Il corpo significò per lui la carne, cioè una crassa e peccaminosa materialità, da cui deve redimersi per raggiungere lo spirito che, per lui, sta in una sfera astratta, fuori dalla vita. Ma, nell’ebreo, questo impulso alla liberazione fallisce, e allora le prospettive si invertono: colui che era tormentato dal pungolo della redenzione si precipita disperatamente nella materia, si abbandona ad una brama illimitata per la materia, per la potenza materiale e per il piacere. Voi così vedete un uomo che si sente schiavo della carne e, per questo, vuol vedere intorno a sé solo degli schiavi come lui. Perciò egli gode dovunque scopra l’illusorietà dei valori superiori, dovunque le supreme aspirazioni dell’umanità si dimostrino fallaci, dovunque torbidi retroscena si palesino dietro alla facciata della spiritualità, della sacralità, della giustizia e dell’innocenza, dovunque insomma nasca l’impressione che la legge della terra, del sesso, della materia e dell’oro, sia essa solo reale e onnipotente. E quasi per giustificare di fronte a sé stesso il suo fallimento e la sua caduta, l’ebreo – a volte coscientemente, a volte inconsciamente – fa sì che la vita si presenti a tutti proprio sotto questo aspetto e ogni realtà superiore vacilli, ogni purità sia contaminata, ogni ideale resti deluso. Se voi comprenderete questa situazione interna, avrete compreso anche il segreto del giudaismo come forza distruttiva della nostra civiltà. È qualcosa che risiede nelle profondità dell’anima di una razza. Quel che per noi significherebbe crisi profonda dello spirito, nell’ebreo è divenuto da tempo uno stato normale, senza che egli conservi più la consapevolezza che, forse, in origine, ha accompagnato manifestazioni di tale genere, manifestazioni che possiamo davvero definire di un vero e proprio odio e di una vera e propria vendetta contro lo spirito. Ecco dunque ciò che voi ritrovate quasi senza eccezione in tutte le creazioni dell’ebraismo, nell’arte come nel diritto, nella scienza come nel teatro, nella criminologia, nella storia o nella psicologia. E, badate bene, il pericolo è tanto maggiore quanto più queste creazioni sono intelligenti e geniali. Basta che l’abbiate scoperta una volta, per ritrovare sempre la stessa tendenza. Vogliamo fare una rapidissima rassegna? L’ebreo Albert Einstein: con il suo relativismo, ha dato a credere al profano che perfino la scienza confermi l’impossibilità di ogni saldo punto di riferimento, mentre d’altro lato è andato a dar l’ultimo colpo ad un ideale di conoscenza fisica concreta. L’ebreo Henry Bergson: la sua filosofia esalta la vita nella sua irrazionalità e nel suo divenire irrefrenabile, nella sua antitesi rispetto ad ogni ideale classico. Freud, Adler e gli altri psicanalisti ebrei: essi sono andati a scoprire il mondo torbido dell’incosciente e ad affermare che questo mondo – popolato, secolo loro, soltanto da istinti selvaggi, da atavismi e da tendenza al godimento – è sovrano rispetto ad ogni facoltà e ad ogni volontà della persona consapevole. L’ebreo Cesare Lombroso: aveva stabilito ripugnanti relazioni fra il genio e l’anormale, e voleva darci ad intendere che i delinquenti sono gli ultimi esemplari puri della razza, da cui noi tutti ci saremmo sviluppati. L’ebreo Max Nordau: si è specializzato nell’accusa contro le “menzogne convenzionali” che, secondo lui, costituirebbero l’essenza della nostra civiltà, così come […]

  • «Ho creduto nella vittoria, come credo in Dio». Le ultime parole di Benito Mussolini prima di essere giustiziato

    Nella notte fra il 27 e il 28 aprile del 1945, in attesa di essere trasferito a Giulino di Mezzegra per essere fucilato, Benito Mussolini si trovava a Germasino, presso la caserma locale della Guardia di Finanza. Qui, gli fu servita la cena, preparata dall’unica trattoria del paese, e poi fu fatto riposare. Durante la notte, però, non riuscendo a dormire, Mussolini scrisse le sue ultime parole, le quali fino ad oggi sono rimaste praticamente inedite. Le riproponiamo qui a scopo di studio per la prima volta dopo quasi un secolo. Buona lettura! Non è la fede che arriva nell’ora del crepuscolo quella che mi sostiene; è la fede della mia infanzia e della mia vita che mi impone di dover credere, anche quando avrei diritto di dubitare. Non so se questi miei appunti saranno mai letti dal popolo italiano; vorrei che così fosse, per dargli la possibilità di raccogliere, in confessione di fede, il mio ultimo pensiero. Non so nemmeno se gli uomini mi concederanno il tempo sufficiente per scriverli. Ventidue anni di governo non mi rendono probabilmente degno, a giudizio umano, di vivere altre ventiquattrore. Ho creduto nella vittoria delle nostre armi, come credo in Dio, Nostro Signore; ma più ancora credo nell’Eterno, adesso che la sconfitta ha costituito il banco di prova sul quale dovranno venire mostrate al mondo intero la forza e la grandezza dei nostri cuori. È ormai un fatto che la guerra è perduta, ma è anche certo che non si è vinti finché non ci si dichiari vinti. Questo dovranno ricordare gli Italiani, se, sotto la dominazione straniera, arriveranno a sentire l’insoffocabile risveglio della loro coscienza e dei loro spiriti. Oggi io perdono a quanti non mi perdonano e mi condannano condannando sé stessi. Penso coloro ai quali verrà negato per anni di amare e soffrire per la Patria e vorrei che essi si sentissero non solo testimoni di una disfatta, ma anche alfieri della rivincita. All’odio smisurato e alle vendette, subentrerà il tempo della ragione. Così, riacquistato il senso di dignità e dell’onore, sono certo che gli Italiani di domani sapranno serenamente valutare i coefficienti della tragica ora che vivo. Se questo è dunque l’ultimo giorno della mia esistenza, intendo che anche a chi mi ha abbandonato e a chi mi ha tradito, vada il mio perdono, come allora perdonai al Savoia la sua debolezza. Di Benito Mussolini

  • La dittatura delle potenze occulte. Rivelazioni anti-massoniche di un intellettuale fascista. Di Piero Pellicano

    Nel maggio del 1935, sul giornale La Vita italiana, apparve un lungo ed esaustivo articolo firmato dall’intellettuale Piero Pellicano, nel quale si denunciava – con documenti alla mano – l’operato delle società segrete a danno dell’Italia e, soprattutto, della cristianità. L’intento di Pellicano – in quanto fascista – fu quello di mettere in guardia il popolo d’Italia dall’occultismo e, in particolare, dalle organizzazioni ad esso legate, come la massoneria e l’Ordine B’nai B’rith. Tale scritto – dopo quasi un secolo – è qui riproposto in forma integrale a titolo di studio. Buona lettura! Gli affiliati alle sette occulte da duecento anni dominano le nazioni, le sconvolgono, si impadroniscono del denaro nazionale, martirizzano gli uomini e seminano ovunque la discordia. Essi sono i nemici dell’umanità. Qual è lo scopo delle società segrete? Distruggere la civiltà latina e sostituire alla sua universalità lo speciale internazionalismo di cui – in questo scritto – esaminerò i principali aspetti. Questa gente ha anche una mistica: costruire la Repubblica Universale Democratica con il sistema del confusionismo platonico, ed una religione che permetta all’uomo – organizzato internazionalmente e segretamente – di ridersi di Dio. La divinizzazione degli istinti oscuri dell’uomo è l’espressione delle società segrete, ma anche il nocciolo dei romanzi moderni e delle teorie pseudoscientifiche; vedi l’inglese David H. Lawrence e l’ebreo Sigmund Freud. I sacerdoti dell’animalismo e dell’ateismo operano in segreto, ma se occulti sono i loro riti, è chiara la comunione fra occultisti e comunisti, massoni e occultisti, liberali e occultisti. È tutto un formicaio sotterraneo che lavora febbrilmente; molti avvenimenti pubblici, rivoluzioni, scismi e la manifestazione dello squilibrio spirituale delle nazioni moderne sono comprensibili riconoscendoli come sviluppi di queste potenze, le quali sono infeconde, perché erotismo e animalismo sono la base dei loro riti e anche delle dottrine maltusiane, cioè della politica anti-demografica ebraico-massonica. In ogni tempo, le scelte occulte hanno proclamato che la castità, intesa come infecondità, era uno dei principali canoni della loro religione; e hanno sempre valorizzato i solitari amanti della morte definita, lanciando anatemi contro i padri e le madri di famiglia. I componenti delle società segrete e le genti pseudo-moderne che sono i loro schiavi, attribuiscono i diritti religiosi alle persone infeconde. Ma i diritti civili debbono essere devoluti alle persone feconde; i governi che in politica demografica non obbediscono a questo imperativo categorico dimostrano di tradire la loro missione ed essere al servizio delle potenze occulte. Quando le molte religioni diffuse nelle terre dell’Impero non avevano ancora ricevuto il crisma romano e conoscevano i caratteri di società segreta, Roma fu costretta a difendersi aspramente dai settari, che, per distruggere lo Stato, proclamarono la necessità della vita solitaria. Antichissime sono le origini delle società segrete, ma il loro programma è sempre lo stesso: opporsi allo sviluppo delle nazionalità. Ciò significa opporsi all’evoluzione della civiltà moderna, che si identifica con il concetto di patria e di sforzo nazionale nel cerchio dell’universalità delle nazioni. Quindi, gli affiliati alle varie sette occulte conservano, sotto le false spoglie dell’individualismo, i primitivi istinti collettivi degli uomini, le pesanti catene dell’immobilità. Li chiamiamo impropriamente “muratori”, “alchimisti”, “illuminati”, ma sono gli scontenti e i fuoriusciti. In altre parole, essi sono i traditori delle loro patrie. Essi sono i nemici innominati, ai quali un gentiluomo non darebbe certo l’onore di una partita d’armi, e di cui bisogna liberarsi, poiché è venuto il tempo di fare il bilancio delle società segrete e metterle in liquidazione. Egemonia massonica La Federazione Massonica Internazionale, cioè la riunione delle società occulte dei vari paesi occidentali, è nata in Inghilterra nel 1717 per opera dell’inglese ed esperto di questioni coloniali e di egittologia, Elia Ashmole. Non senza una ragione, gli occultisti hanno scelto l’Inghilterra non soltanto per la nota “ospitalità inglese”, ma piuttosto perché in Inghilterra l’occultismo è del tutto accettato e apprezzato. Sembra che la consuetudine bisecolare di trafficare per necessità coloniali con tutti gli uomini selvaggi, abbia lasciato nell’animo dei conquistatori tracce di quella inconsapevolezza tipica delle foreste vergini e di quella aridità che intristisce i deserti. Ma potrebbe essere anche la vendetta degli schiavi, cui ogni bene materiale è stato confiscato e in cambio nessuna spirituale civiltà è stata offerta contro i padroni. E potremmo pensare che la religione dei negri, cioè l’occultismo, sia stata insensibilmente assimilata agli inglesi. Non è la prima volta nella storia che gli oppressi impongono spiritualmente la loro legge, e non sarà l’ultima. M. H. Price, direttore del Laboratorio Nazionale delle Ricerche Fisiche di Londra, nel Morning post del 16 gennaio 1931 riportava che «l’occultismo, la magia, la stregoneria, le arti nere, contano attualmente in Inghilterra più seguaci che nel Medioevo». E, inoltre, nella Britannia, le società segrete hanno una controversa particolarità: anche i re ed i nobili signori ne fanno parte. Senza dubbio, la massoneria è in Inghilterra l’organo di governo dal giorno in cui il principe Carlo Stuart ne fece uno strumento politico. Ma è pur certo che, presso i popoli selvaggi, gli stregoni possiedono – alla corte dei sovrani – vere e proprie funzioni di governo, abitano sotto la tenda del capo supremo e ne sono i consiglieri. Dall’Inghilterra, nel 1721, la Federazione Massonica ha gettato le basi della rivoluzione francese, istituendo la Grande Loggia di Francia. Di conseguenza, la Francia è stata dominata per due secoli da una società segreta internazionale. E Napoleone è morto in prigione. Dall’Inghilterra, la stessa Federazione ha intensamente collaborato alla diffusione nel mondo della religione del protestantesimo, con l’obiettivo di combattere al meglio la romanità, cioè l’italianità. Infine, a causa della massoneria, l’America è stata politicamente soggiogata dall’Inghilterra, portando alla formazione di un vasto impero anglo-americano, dominatore di molte terre e mari. Già Colombo era stato torturato dall’Inquisizione spagnola, che anch’essa era una società segreta. Naturalmente, la colpa dei tormenti inflitti a Colombo e a Napoleone non è degli spagnoli e degli inglesi, ma degli affiliati alle società segrete, che hanno inoltre organizzato la rivoluzione leninista avvalendosi del fatto che l’occultismo è ben accettato nelle classi popolari russe. Tutta la gloria del bolscevismo non […]

  • «La grande razzia». Come la borsa ebraica ha portato al crollo dell’Impero tedesco. Di Otto Bangert

    Il presente scritto, estratto da un’opera dell’intellettuale tedesco Otto Bangert del 1927 dal titolo Oro o sangue. La via di uscita dal caos, mostra il ruolo che la Borsa e l’alta finanza ebraica, durante il periodo della Grande guerra e anche dopo, ebbero nella caduta dell’impero tedesco (1871-1918). Le parole di Bangert – la cui importanza storica è indiscutibile – rappresentano a tutti gli effetti il pensiero generale del popolo tedesco dell’epoca, con tutte le sue ragioni e contraddizioni, ma sempre coerente e leale anche nella sconfitta. Buona lettura! Nelle democrazie occidentali, la dittatura dell’oro ebraico sull’economia e sullo Stato era quasi completa già prima della Guerra mondiale. La plutocrazia ebraica governava da molto tempo dietro le quinte parlamentari. A parte la Russia, nonché alcuni Stati di seconda e terza categoria, solo in Germania esisteva un potente Stato nazionale capace non soltanto di resistere ai desideri dittatoriali del capitale finanziario ebraico, ma sotto la cui protezione permetteva a una fiorente economia nazionale di affermarsi ancora in modo relativamente indipendente. Fare di questa fiorente economia nazionale una provincia di sfruttamento del capitale finanziario internazionale divenne quindi l’idea alla base di tutte le ulteriori aspirazioni della Borsa ebraica. Per realizzarla, l’alta finanza ebraica ideò un piano tanto grandioso quanto criminale. Lo Stato tedesco, che proteggeva la propria economia dagli artigli della finanza ebraica, doveva cadere per rendere possibile la grande razzia. Una simile caduta, però, non poteva che essere causata da una rivoluzione o da una schiacciante sconfitta in guerra. L’ebreo, valutando correttamente il potere di resistenza dello Stato tedesco, si adoperò allo stesso tempo per entrambe le cose. Cominciò a rivoluzionare la Germania secondo i piani. Fu lui a far avanzare le idee liberali e democratiche nel popolo tedesco, scatenando così tendenze destinate a portare alla dissoluzione dell’essenza nordica e, infine, dello Stato tedesco. Da tempo anche nel panorama tedesco, con i suoi villaggi e le sue cittadine, erano venuti a depositarsi gli inorganici cumuli di pietra delle metropoli, e lì si era formata un’umanità di infima razza che aveva perso il legame con la pura fonte del sangue nordico. Sopra il contadinato e la borghesia del Medioevo si era ammassata un’intellighenzia esangue, un proletariato senza razza. Qua, le tendenze rivoluzionarie furono rafforzate dagli impulsi di un sangue già corrotto; qui, lo spirito di eterna negazione, l’ebreo, issò la bandiera rossa della rivoluzione contro i sacri legami del sangue nordico. Ovunque, nella scienza, nelle arti, nella religione e nella filosofia, l’ebraismo era impegnato nella decomposizione del nordico, nella dissoluzione della forma, nella svalutazione di tutti i valori. Emersero aspirazioni nichiliste che confusero le menti. Lo spiritismo e la teosofia falsificarono la religione, mentre le caricature e i balbettii espressionisti stravolsero l’arte. La scienza si perse completamente nelle questioni più banali e divenne una specie di passatempo per intellettuali, il diritto si ossificò in una saggezza mummificata e la filosofia costruì una vera e propria babele di concetti astratti, cui tutti i popoli e culture dovevano dare il loro contributo. Ogni visione organica del mondo fu così oscurata, e la vita stessa divenne problematica a causa della comparsa di nuove forze artificiali ed ostili alla vita, come il vegetarianismo (che è fondamentalmente un atteggiamento pacifista), l’emancipazione femminile e così via. L’ebreo, comunque, continuava ad essere l’elemento demoniaco trainante, la forza rivoluzionaria che fomentava la dissoluzione e la confusione. Sono stati gli ebrei a spingere il movimento delle donne in un terreno decisamente democratico, e sono stati gli ebrei ad impadronirsi del movimento giovanile tedesco – genuinamente nordico – e ad ammorbarlo con tendenze anarchiche, al fine di avvelenare alla radice anche questa potente forza. In tutti questi movimenti intellettualistici e materialisti emancipati, si manifestava tuttavia una forza essenzialmente unitaria, ovvero la volontà rivoluzionaria ebraica di distruzione del mondo nordico. L’ebreo riassunse tutte le correnti nichilistiche, conducendole insieme verso un attacco cosciente e coerente alle forme storiche. E così, demoralizzando e disorganizzando completamente il Volkstum tedesco (ossia l’anima tedesca del popolo), costui spinse allo stesso tempo i partiti politici nella guerra interna contro la costruzione del Reich tedesco, verso il quale – al contempo – stava già preparando la guerra esterna. In parlamento e nell’ebraicizzata stampa democratica delle grandi città, come il Berliner Tageblatt e la Frankfurter Zeitung, un diluvio infernale di critiche odiose e derisorie si riversò su tutte le istituzioni e i legami dello Stato tedesco, critiche che lentamente, ma con mortale precisione, minarono e consumarono le fondamenta della creazione di Bismarck. Questo “minamento rivoluzionario” era diretto soprattutto contro le fondamenta dello Stato prussiano, che, con il suo esercito e il suo corpo di funzionari, continuava ad offrire un’immagine magnificamente coesa di socialismo nordico. Proprio nel cuore dell’Europa capitalista si trovava l’archetipo di quello Stato che Federico l’Unico [Friedrich der Einzige, ossia Federico II di Prussia] aveva difeso in passato contro un mondo di nemici, il solo meritevole del nome di Volksstaat. Questo prussianesimo, che nella sua essenza più profonda era socialismo, era perseguitato dall’ebreo e dal suo odio più estremo, giacché ne ostacolava le aspirazioni di rocher de bronze. Il movimento borghese, liberale e democratico, aveva fallito contro questa roccia al tempo del conflitto costituzionale; evidentemente non possedeva la grande forza rivoluzionaria per sconfiggerlo. Una tale forza rivoluzionaria risiedeva unicamente nel movimento operaio marxista, che dall’ebraismo era organizzato politicamente nella socialdemocrazia tedesca. Certo, il nome stesso di questo partito è di per sé un’assurdità, poiché la democrazia è sempre capitalista e mai sociale. L’operaio tedesco, però, non lo capiva. Marciava imperterrito nella densa foschia di frasi marxiste, combattendo per la democrazia del capitale ebraico contro il militarismo prussiano, il suo unico e migliore amico! E, minando così il muro di granito che da solo lo proteggeva dal capitalismo internazionale, si è scavato la propria fossa. Tutte le frasi stantie della rivoluzione borghese del 1789 furono somministrate alle grandi masse operaie tedesche nella soluzione concentrata del marxismo, e le folli dottrine della libertà dell’individuo, dell’uguaglianza di tutti gli uomini, di tutti i popoli e razze, unitamente alla follia di una […]

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