Mateusz Morawiecki e il sogno di un’Europa cristiana. Storia di un militante divenuto Primo Ministro

Definito «estremamente coraggioso», nonché «un patriota che sa coniugare l’amore emotivo per la patria con l’azione», il Primo Ministro della Polonia Mateusz Morawiecki – in carica dal dicembre 2017 – pare sempre più incarnare, in quanto cristiano, sovranista ed euroscettico, il perfetto avversario di Bruxelles e il nemico numero uno di questa Unione Europea, massonica e liberale, sempre più avversa ad ogni principio cattolico.

«Vogliamo cambiare l’Europa», ha spiegato Morawiecki durante la sua prima intervista da Primo Ministro. «Il mio sogno è quello di contribuire a renderla nuovamente cristiana, dal momento che, purtroppo, in molti luoghi, le persone non cantano più le canzoni cristiane di Natale, mentre le chiese sono vuote o addirittura trasformate in musei».

Ma chi è Mateusz Morawiecki, e da dove proviene tutto questo suo fervore politico-religioso?


Formazione di un militante

Figlio di Kornel Andrzej Morawiecki, militante anti-comunista polacco, fondatore del movimento nazionale clandestino Solidarietà Combattente, e una giovane devota cattolica originaria dell’Ucraina, Mateusz Morawiecki nasce a Breslavia il 20 giugno 1968, crescendo in un contesto di militanza politica e pericoloso sovversivismo (la sorella ammetterà in seguito: «Mateusz è entrato in politica prima ancora che nascesse»).

All’età di undici anni, nei pressi di Wilczyn Leśny, vicino a Breslavia, inizia ad aiutare il padre a stampare il Bollettino della Bassa Slesia, un giornale clandestino di questioni nazionali ed internazionali – diffuso dal 1979 al 1990 – di cui Kornel era il capo-redattore; prende così dimestichezza con l’attività “sovversiva”, conoscendo presto l’amore per la patria e quel profondo odio verso i comunisti che, ormai da tempo, stava alimentando il fuoco del nazionalismo polacco.

È in questo periodo che il giovane Morawiecki, sempre più affascinato dalla militanza politica (come scrivere sui muri, strappare bandiere, affiggere manifesti, stampare e distribuire riviste clandestine e volantini e appendere striscioni), decide d’impegnarsi a tempo pieno alla lotta contro il comunismo, auspicando la fine della Repubblica Popolare e la nascita di una Polonia nuova, sovrana e nazionale, in grado di far fronte alle sfide del futuro e volgere definitivamente le spalle al dogma della falce e del martello, per rivolgersi finalmente a Cristo.

A partire dal 1982, sotto l’insegna del movimento Solidarietà Combattente (che era sorto in quello stesso anno), Morawiecki prende ufficialmente parte alle azioni anti-sistema organizzate dal padre. Iniziano così i pestaggi, le perquisizioni e i lunghi interrogatori da parte della polizia segreta (SB), che, all’epoca, era infiltrata in tutti i settori del paese, operando spesso in collaborazione con le forze dell’ordine e l’apparato militare.

Nel 1987, anno in cui Kornel viene arrestato e rinchiuso in completo isolamento nella prigione di Mokotów (a Varsavia), il giovane Morawiecki riesce a diplomarsi, iniziando così – non senza fatica – gli studi di storia alla Facoltà di Storia e Filosofia dell’Università di Breslavia, dove, durante gli anni a seguire, contribuirà ad organizzare varie forme di contestazioni e, soprattutto, lunghi scioperi di occupazione, militando anche nell’Associazione degli Studenti Indipendenti. «L’atmosfera nella sua casa di famiglia ha modellato il suo atteggiamento, le sue idee e la sua moralità», ha spiegato il giornalista Romuald Lazarowicz.


Carriera professionale

Nel frattempo, i suoi scritti pubblicati con vari pseudonimi sul Bollettino della Bassa Slesia divengono famosi in tutti gli ambienti anti-comunisti della Polonia. Malgrado sua sorella, in questo periodo della sua esistenza, l’abbia definito «indisciplinato» e «molto testardo», Morawiecki si rivela un ragazzo di talento e di spiccata intelligenza e, proprio come il padre, si accorge di essere in possesso di straordinarie doti organizzative e di leadership.

In seguito alla caduta della Repubblica Popolare, avvenuta in seguito all’ondata rivoluzionaria inaugurante il cosiddetto “Autunno delle Nazioni” del 1989 (originatosi proprio in Polonia), Morawiecki decide così di acquisire una maggiore istruzione. Finiti gli studi in patria, studierà in Svizzera, in Germania e, soprattutto, negli Stati Uniti, presso la Central Connecticut State University e la nota Kellogg School of Management della Northwestern University.

Nel 1991, all’età di ventitré anni, divenuto ormai un raffinato intellettuale ed influente militante dedito alla causa nazionale, fonda due case editrici, la Reverentia e la Enter Marketing-Publishing, nonché la rivista Due Giorni.

Quattro anni dopo, nel 1995, anno della vittoria dell’Alleanza della Sinistra Democratica di Aleksander Kwaśniewski, Morawiecki conclude uno stage presso la Deutsche Bundesbank e durante il biennio 1996-97, oltre a pubblicare European Law, un libro di testo sull’Unione Europea e l’economia dell’integrazione economica (scritto con Frank Emmert), dirige un’importante ricerca bancaria e macroeconomica all’Università di Francoforte.

Ormai più maturo e cosciente del mondo che lo circonda, in quello stesso periodo inizia ad insegnare presso due scuole di Breslavia (al Politecnico e all’Università di Economia), oltre a lavorare per la Bank Zachodni WBK, della quale diventerà presidente nel 2007, portandola ad essere una delle tre banche più importanti del paese, la quale, sotto la sua supervisione, finanziò anche diversi progetti culturali, come film e serie-tv.


Attività politica

Ma Morawiecki non si sente ancora pienamente soddisfatto. Dal 1998 al 2002 risulta uno dei membri più importanti dell’Assemblea della Bassa Slesia (l’organo del governo locale); nel 2008 diviene Console Onorario d’Irlanda in Polonia, mentre nel 2010 è nominato membro del Consiglio economico del Primo Ministro Donald Tusk, carica che ricopre per quasi due anni. Ma quel rivoluzionario e autentico desiderio di cambiamento, in termini cristiani e nazionali, che gli arde nell’animo fin dal tempo della prima militanza, non riesce ancora a placarsi.

Nel novembre 2015, dopo una lunga gavetta da “indipendente”, diviene Vice-premier e Ministro dello Sviluppo nel Gabinetto di Beata Szydło, ma è solo un anno dopo che, entrato nel partito Diritto e Giustizia, vi è la svolta; il 28 settembre 2016, Morawiecki viene infatti nominato Ministro delle Finanze, divenendo uno dei membri più potenti del governo Szydło, essendo appunto responsabile del bilancio, delle finanze pubbliche, dei fondi dell’UE e della politica economica generale.

È in questo periodo che, approdato finalmente al gioco della “grande politica”, dà vita al celebre programma economico destinato a passare alla storia come “piano Morawiecki”, fondato sostanzialmente su cinque postulati:

I) sviluppo sociale ed economico;

II) reindustrializzazione;

III) raccolta di capitali per lo sviluppo;

IV) sviluppo di imprese innovative;

V) espansione economica all’estero.


Primo Ministro

Morawiecki comincia così ad essere acclamato e amato dal popolo intero. Il suo programma economico, divenuto celebre in tutto il mondo, riesce velocemente a rialzare la Polonia dopo quasi mezzo secolo di disastrosa economia pianificata, portando all’approvazione di leggi specifiche che, in poco tempo, si sono rivelate feconde e produttive per tutti i lavoratori – piccole, medie e grandi imprese.

Ma è il 7 dicembre 2017 che arriva finalmente il momento atteso da una vita: in seguito alla dichiarazione di dimissioni di Beata Szydło, Morawiecki viene designato Primo Ministro, entrando in carica quattro giorni dopo. Finalmente, dopo una vita di sacrifici e dura militanza politica, è a capo del paese che tanto ama e per il quale sarebbe disposto anche a morire. Finalmente può decidere delle sorti della Polonia.


Rilancio del cristianesimo e lotta all’aborto

In breve tempo, Morawiecki – grazie soprattutto alla sua innata concretezza politica e al supporto incondizionato del partito, che ha sempre creduto in lui e nelle sue potenzialità – diviene simbolo di una Polonia nuova, risorta dalle ceneri del comunismo e capace di avere rilevanza in Europa e anche nel mondo. Il suo obiettivo, ha dichiarato Romuald Lazarowicz, è stato quello di «sollevare la Polonia dal suo passato comunista, renderla più prospera e prominente».

Con Morawiecki al governo, il culto cristiano – dopo decenni di ateismo comunista – è tornato a rappresentare quasi la totalità della popolazione polacca (91,9%), facendo della Polonia il paese più cattolico d’Europa. L’aborto, benchè qualche debole opposizione dei movimenti femministi, è divenuto una pratica illegale, autorizzata solo nei casi di pericolo per la vita o in seguito a stupro o incesto.

«Finalmente si respira un’atmosfera cristiana in Polonia», ha dichiarato un giovane membro del partito Diritto e Giustizia. «Dopo tanti anni di regime comunista e povertà sia intellettuale che materiale, Morawiecki è riuscito a riprendere il paese in mano e riportare, grazie alle sue capacità, il santo spirito di Cristo fra la gente. Siamo finalmente tornati ad avere fiducia nel futuro, orgogliosi della nostra nazione e di essere polacchi».


Un politico insolito

Morawiecki, che verrà riconfermato premier nel novembre 2019, è stato inoltre definito dall’attivista Wojciech Myślecki «una figura rinascimentale», mentre Romuald Lazarowicz lo considera «un politico insolito, poiché segue una bussola morale ed è sincero».

Quel che è certo, è che Morawiecki – al di là dei giudizi arbitrari – rappresenta senza dubbio un personaggio unico nel panorama europeo. Egli può essere infatti definito un militante divenuto Primo Ministro, un lottatore politico che non ha mai perso la speranza nel cambiamento del suo paese e che, malgrado certe critiche provenienti da sinistra, è rimasto sempre coerente e fedele alle proprie convinzioni.

Il suo carisma e, soprattutto, i suoi ideali radicali l’hanno portato ad essere un vero punto di riferimento per tutti i conservatori europei, assieme a Matteo Salvini e Viktor Orban. E non è un caso che, proprio Morawiecki, desideroso di cambiare dalle fondamenta questa Europa sempre più anti-cattolica e multiculturale, abbia stretto un profondo legame proprio con Salvini e Orban, configurando un nuovo “Rinascimento europeo” fondato appunto sui «valori tradizionali e cristiani».

Per concludere, è possibile affermare che la nuova Polonia di Morawiecki, con tutti i suoi pregi e le sue contraddizioni, rappresenta un “paese-fenice“, ossia un paese rinato dalle propri ceneri, che, con impegno e costanza, è riuscito ad eliminare dal proprio retroterra politico ogni tipo di vestigia marxista e divenire nel tempo un vero e proprio modello per tutti quei paesi che, estranei o comunque avversi al concetto di “pensiero unico”, desiderano riappropriarsi delle proprie radici culturali e della propria identità.


Di Javier André Ziosi

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