L’oscuro legame fra immigrazione, schiavitù e sfruttamento del lavoro in Italia

La geografia dello sfruttamento del lavoro in Italia non risparmia praticamente nessuna regione. Le campagne, in particolare, sono diventati luoghi di lavoro forzato e di riduzione in schiavitù per migliaia di braccianti, in gran parte stranieri, ma anche per molti italiani.

Anche il settore dell’edilizia presenta ampie zone d’ombra, con migliaia di persone impiegate in nero, senza diritti e senza tutele. Così come vaste sacche di sfruttamento esistono nell’ambito turistico-alberghiero e in quello del lavoro domestico e di cura. Perfino l’industria non ne è esente, con vari casi che riguardano aziende gestite sia da italiani sia da stranieri (per esempio cinesi, ma non solo) che costringono loro connazionali a prestare servizio come schiavi.

In parallelo, si sviluppa tutto l’ampio mondo del lavoro “informale” in mercati, negozi, bar, ristoranti, panifici, pizzerie, supermercati etnici, che coinvolge spesso anche minori. Così come è ampiamento diffuso il fenomeno dell’accattonaggio forzato, che riguarda sia adulti (spesso con handicap fisico) sia ragazzi molto giovani, costretti talvolta anche a prostituirsi o a compiere attività criminali.

Complessivamente sono circa 150.000 gli schiavi del lavoro forzato in Italia. Uomini e donne – e spesso anche bambini – sottopagati o non pagati del tutto, costretti a lavorare dalle dieci alle dodici ore al giorno (e a volte anche di più), in condizioni molto dure, con accordi in nero o contratti fasulli; lavoratori a cottimo o sottopagati, spesso ricattati per mancanza di documenti o in balia del caporalato.

E, al di fuori del lavoro, quasi sempre sono costretti a vivere in condizioni abitative non dignitose, in spazi fatiscenti e insalubri, spesso senz’acqua, luci e servizi, indegni per qualsiasi paese che si dica civile.

E la situazione non fa che peggiorare. Perché coloro che sarebbero a rischio di ritrovarsi vittime di lavoro forzato sono almeno 400.000 secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto di Flai-Cgil: si tratta in gran parte di stranieri che non hanno documenti in regola o che hanno perso il loro impiego e dunque anche il permesso di soggiorno. In alcuni casi, datori di lavoro o caporali hanno sottratto i documenti o ne hanno dati di falsi. Anche molti italiani, che vivono in condizioni di grave povertà, si ritrovano ad accettare condizioni lavorative inique, privati dei loro diritti e di qualsiasi forma di tutela. Tra di loro, tante donne (sia straniere sia italiane).

Allo stesso modo, molti profughi, sbarcati recentemente sulle coste meridionali del nostro paese in cerca di una vita migliore, rischiano di finire nel girone infernale dello sfruttamento. Con un grande paradosso. Non solo sono a rischio coloro che non hanno documenti in regola – e che dunque sono più vulnerabili e soggetti a ricatti e minacce – ma pure quelli che hanno ottenuto il permesso di soggiorno o, addirittura, hanno ricevuto la protezione in Italia. Abbandonati a loro stessi, senza conoscere la lingua e il contesto, hanno enormi difficoltà a trovare soluzioni abitative e lavorative stabili e dignitose. E finiscono spesso nel mondo sommerso dell’economia informale e illegale.

Ma che senso ha riconoscere la protezione a una persona se poi non si attivano adeguati percorsi di inserimento sociale e lavorativo? Quello che abbiamo visto succedere a molte donne nigeriane – che dopo averla ottenuta, non hanno altra scelta che rimettersi nelle mani di trafficanti e sfruttatori, che le costringono a prostituirsi – accade anche a tanti giovani uomini che entrano in possesso dell’agognato documento – che dice che hanno diritto alla protezione perché scappano da guerre o persecuzioni – e si ritrovano vittime di sfruttamento e riduzione in schiavitù.


Di Anna Pozzi (da: Mercanti di schiavi)

3 commenti

  • E la sinistra continua a voler aprire agli immigrati… No comment

  • Agghiacciante!!!

  • Cosa aspettiamo a chiudere le frontiere?? Bisogna far rispettare i confini, e finirla una buona volta con tutto il buonismo immigrazionista. Grazie Ardire per pubblicare contenuti di denuncia e di contro-informazione. Vi seguo sempre. Saluti da Palermo.

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