Polonia: giornalista ebrea indagata per un tweet sull’Olocausto

Ai sensi della legge che vieta la negazione pubblica dei crimini nazisti in Polonia, la giornalista e storica ebrea Katarzyna Markusz, nota fra gli appassionati di Storia per la sua obiettività storica, è stata recentemente convocata per essere interrogata dall’Institute of National Remembrance (un ente di ricerca statale che indaga sui crimini contro i polacchi commessi tra il 1917 e il 1990) a causa di alcuni commenti controversi sull’Olocausto.

«Non ci sono mai stati campi di sterminio per i polacchi», avrebbe dichiarato Markusz sui social, in un commento poi cancellato. «Durante la guerra potevano camminare per le strade, lavorare, vivere. Nessuno li ha uccisi perché erano polacchi».

La “folle” denuncia contro Markusz, che scrive da anni per il noto Jewish Telegraph Agency e gestisce il sito di cultura e informazione Jewish.pl, è stata presentata da un blogger, fondatore di un non meglio precisato “Centro per la prevenzione dell’antipolonismo“, organo sorto presumibilmente per monitorare il razzismo anti-polacco nel web. Le autorità, tuttavia, invece di archiviare la denuncia, come sarebbe stato opportuno fare, hanno avviato un’indagine (definita dalla stessa giornalista «un’indagine ovviamente politica»), e se ritenuta colpevole, Markusz rischia fino a tre anni di carcere.

Ma non è la prima volta che la giornalista ebrea viene indagata per le sue affermazioni sull’Olocausto. Nel febbraio 2021, infatti, Markusz era già stata interrogata dalla polizia di Sokołów Podlaski per aver accennato al coinvolgimento dei polacchi nello sterminio degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

«Vivremo fino al giorno in cui le autorità polacche ammetteranno che l’avversione per gli ebrei era diffusa tra i polacchi e che la complicità polacca nell’Olocausto è un fatto storico?», si era domandata Markusz in un articolo pubblicato su Krytyka Polityczna. «I politici polacchi, e in particolare gli ambasciatori e i diplomatici, preferiscono una vita comoda in un mondo immaginario […] piuttosto che dire la verità. La fermezza, l’ospitalità, il coraggio, la nobiltà dei polacchi e, naturalmente, il presunto aiuto dato agli ebrei durante e subito dopo la guerra è una di quelle finzioni che ci sono state inculcate dai politici polacchi per molti decenni».

Pertanto, sorge una domanda: la storia di Markusz non ricorda forse la vicenda che ha coinvolto pochi mesi fa il professore russo Vladimir Matveyev, indagato e licenziato dall’Università statale di economia di San Pietroburgo per aver criticato l’Olocausto? Dove è finita quella libertà di parola tanto ostentata dal nostro sistema liberal-democratico?


Di Samuel Mandel

Un commento

  • È ormai evidente che chiunque non si omologhi ai paradigmi olocaustici di matrice ebraico-massonica viene considerato un poco di buono. Markusz non é certo la prima giornalista ad essere perseguitata a causa delle sue idee.. É già successo a David Irving, Robert Faurisson e molti altri… Prepariamoci: il futuro ha la Torah sotto il braccio 🙂

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