Anche gli uomini possono rimanere incinta e partorire. L’ultima follia della medicina progressista

Secondo una parte “deviata” della scienza, la gravidanza e il parto non sono più realtà femminili, riservate esclusivamente alle donne, ma rappresentano ormai una prerogativa anche per gli uomini, i quali – al pari delle donne – hanno il diritto di rimanere incinta e partorire

Potrebbe apparire innaturale, bizzarro o addirittura grottesco, ma la prestigiosa Napier University di Edimburgo, in Scozia, ha di recente pubblicato un opuscolo destinato agli studenti di ostetricia, nel quale si spiega nel dettaglio «come assistere i maschi biologici nel parto». Si, avete capito bene!

L’opuscolo, dal titolo ‘Quaderno delle abilità’ e pubblicato in parte sul sito di femministe Reduxx grazie ad alcuni studenti che l’hanno reso disponibile, dichiara esplicitamente che è possibile «far nascere bambini da persone che partoriscono con un pene» e, rivolgendosi allo studente che legge, asserisce: «È importante notare che, mentre la maggior parte delle volte la persona che partorisce avrà genitali femminili, potresti però prenderti cura anche di una persona incinta o in fase di parto che sta passando da maschio a femmina e che può ancora avere genitali maschili esterni».

L’opuscolo prosegue affermando che gli studenti di ostetricia dovrebbero avere «familiarità» con l’uso dei cateteri per «l’anatomia sia maschile che femminile» e, dato che entrambi i sessi oggi possono partorire, sarebbe più appropriato riferirsi a coloro che hanno il travaglio utilizzando parole non discriminanti e più neutre, come ad esempio «persona che partorisce».

Dello stesso parere è il governo inglese, che – poco dopo la pubblicazione dell’opuscolo – ha sponsorizzato tramite una fondazione LGBT un rapporto destinato alle ostetriche di tutta l’Inghilterra, il quale dichiara che è necessario «astenersi dall’usare un linguaggio di genere», comprese frasi come «allettamento al seno» e «parto vaginale» (sostituibili con «allattamento al petto» e «nascita frontale o inferiore»), al fine di «far sentire le persone transgender più a loro agio». In seguito, invece, è stato il National Health Service (NHS) degli ospedali universitari di Brighton e Sussex, a far presente che sarebbe più opportuno chiamare il latte materno «latte umano», poiché la «terminologia tradizionale può indurre disforia o disagio per i genitori transgender e non binari».

Ma non è tutto. L’opuscolo, oltre a far passare l’idea – riconducibile alla famigerata “teoria gender” – secondo la quale maschi e femmine non esistono, ma sono soltanto dei costrutti socio-culturali ormai datati e obsoleti, contiene inoltre una sezione in cui viene spiegato che «i pazienti transgender di sesso femminile o maschile potrebbero dover partorire attraverso un pene costruito artificialmente».


Critiche

Come previsto, l’opuscolo della Napier University ha suscitato incredulità e numerose critiche. La dottoressa Elaine Miller, ad esempio, della Chartered Society for Physiotherapy di Londra, ha fatto notare che le informazioni contenute nell’opuscolo sono «biologicamente incoerenti» e, oltre ad avvertire «dei potenziali effetti collaterali negativi per le persone transgender che tentano di partorire», ha messo in chiaro che «non è possibile che una persona di sesso maschile rimanga incinta».

«Una femmina con una differenza di genere può rimanere incinta, ma non avrà genitali maschili», ha inoltre dichiarato la dottoressa. «La maggior parte delle femmine che usano il testosterone, con le dosi usate per la “transizione”, svilupperanno atrofia vaginale. Il fragile tessuto di una vagina atrofizzata potrebbe dunque non essere in grado di allungarsi per accogliere la testa di un bambino. Per di più, nelle persone transgender femmine questo tessuto potrebbe strapparsi, subendo nuovi tipi di lesioni durante la nascita».

Altre critiche sono state espresse invece dalla dottoressa Susan Bewley, professoressa emerita di Ostetricia e Salute delle donne al King’s College di Londra, la quale ha osservato che «molte femmine che si sottopongono a un intervento chirurgico di transizione subiscono anche un’isterectomia e quindi fisicamente non possono partorire». Pertanto – conclude la dottoressa – l’opuscolo «potrebbe essere nato dalla compassione e dall’entusiasmo, ma è preoccupante che gli ideatori non sembrino conoscere, preoccuparsi o controllare i fatti».


Profezia accademica

L’idea che anche un uomo possa partorire, tuttavia, non è nuova. Già otto anni fa, nel 2015, il giornalista Claudio Cartaldo scriveva su Il Giornale che «la scienza fa passi da gigante e si avvicina sempre più il momento in cui anche gli uomini potranno mettere al mondo un figlio, provare le doglie del parto e la rottura delle acque», anche se «siamo quasi certi che ne farebbero volentieri a meno».

Il giornalista faceva riferimento ad una nuova sperimentazione di «trapianto uterino maschile» condotta su due volontari da un gruppo di medici della Cleveland Clinic (Ohio, Stati Uniti), e dichiarava: «Dal punto di vista tecnico, per assicurare la vascolarizzazione necessaria ad alimentare il feto con il sangue e i nutrimenti, gli scienziati stanno cercando di collegare il ramo di un grande vaso sanguigno dell’uomo all’utero trapiantato. Poi, con una terapia ormonale, si agisce sul testosterone, riducendolo al punto giusto e introducendo quel progesterone e quegli estrogeni necessari ad innescare la gravidanza e preparare l’utero».

A tal riguardo, la dottoressa Karine Chung, direttrice del ‘Programma di conservazione della fertilità’ presso la Keck School of Medicine dell’Università della California del Sud e nota esponente progressista, dichiarò che «non ci sono poi così tante differenze tra l’anatomia maschile e quella femminile». «La mia ipotesi», profetizzò nel 2015, «è che tra cinque o dieci anni o forse prima, anche per gli uomini sarà possibile portare a termine una gravidanza e partorire».

Tre anni dopo, nel 2018, il sito web di informazioni sulla salute Healthline, con sede a San Francisco (California), si chiedeva se gli uomini potessero rimanere incinta e concludeva: «Sì, è possibile che gli uomini rimangano incinta e partoriscano figli propri. In effetti, sarà probabilmente molto più comune di quanto si possa pensare».

Profezia teologica

Secondo l’ebreo Adam E. Berkowitz, reporter di Israel 365 News e leader religioso, «l’idea che gli uomini possono rimanere incinta ha infettato la cultura occidentale e si è manifestata in vari aspetti della tecnologia e dell’intrattenimento in tutta l’America». Più precisamente – spiega Berkowitz – «all’inizio di quest’anno, Apple ha rilasciato diverse nuove emoticon come parte dell’aggiornamento di iOS 15.4, una delle quali è quella di un uomo incinta. Netflix sta trasmettendo in streaming un programma giapponese chiamato ‘He’s Expecting‘, interpretato da un uomo incinta. Di recente, invece, la campagna pubblicitaria per la festa della mamma di Calvin Klein ha assecondato il politicamente corretto presentando un uomo transgender in stato di gravidanza».

Tutto ciò, secondo il rabbino Yosef Berger (noto per i suoi sentimenti messianici e per aver predetto la fine del mondo nel 2022), ha una valenza positiva, in quanto – oltre ad essere stato profetizzato dalla Torah – rappresenterebbe «l’ultimo stadio dell’idolatria che precede l’arrivo del Messia».

«L’idolatria è l’uomo che cerca di sostituire Dio», ha messo in chiaro il rabbino. «Dio determina il sesso di una persona prima che venga al mondo. Rifiutare questo aspetto di te stesso significa rifiutare la tua relazione con Dio. […] Ora, alcune persone stanno cercando di ricreare la realtà a loro immagine contorta, rifiutando Dio. Questo è stato previsto dai profeti».

Il rabbino si riferisce al profeta Geremia, nel cui libro (30:6-7) vi è scritto: «Informatevi e osservate se un maschio può partorire. Perché mai vedo tutti gli uomini con le mani sui fianchi come una partoriente? Perché ogni faccia è stravolta, impallidita? Ohimé! Perché grande è quel giorno, non ce n’è uno simile! Esso sarà un tempo di angoscia per Giacobbe, tuttavia egli ne uscirà salvato».

Berger conclude asserendo che «con ogni probabilità, le persone che hanno ascoltato questa profezia in prima persona hanno pensato che fosse assurda, che non ci fosse alcuna possibilità che una cosa del genere si avverasse. Ma proprio come la depravazione e l’idolatria sono aumentate in Egitto, scendendo al 49° livello di impurità prima della Redenzione, così anche questo accadrà alla fine dei giorni».


Degenerazione

Per concludere, al di là delle profezie e dei deliri ebraico-messianici, è necessario asserire che vi è sicuramente qualcosa di deviante e innaturale nella convinzione che anche un uomo possa rimanere incinta ed abbia il diritto di partorire. Nei meandri della medicina progressista, invece, dove scienziati pazzi e fanatici transgenderisti – spalleggiati dalle stesse istituzioni – tentano di soddisfare i capricci individuali delle minoranze di genere piuttosto che perseguire la scienza ed il progresso scientifico, anche la più malsana delle idee – come appunto quella di mettere incinta un uomo – può divenire “ricerca scientifica“, degna di lavoro sul campo e supporto finanziario. Stanno forse arrivando i tempi profetizzati dal sionista Marx Nardau nell’opera Degenerazione?


Di Javier André Ziosi

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