“Operazione Crudelia De Mon”. Mutilazioni animali: una pratica non ancora del tutto scomparsa

L’ossessione per l’aspetto porta molte persone a ricorrere a ritocchi, più o meno importanti ed invasivi, con l’intento di aderire a un ideale di perfezione o, ancora peggio, a canoni estetici passeggeri che nulla hanno a che vedere con l’unicità di ogni persona.

A fare le spese di questa sorta di fissazione sono stati per secoli anche poveri animali, i quali, più che rappresentare l’oggetto di un amore sincero e disinteressato, sono stati adattati alle necessità di padroni senza scrupoli. Chi non ricorda scene di film o pellicole su grande schermo in cui temibili Dobermann dalle orecchie aguzze minacciano malfattori oppure difendono le magioni di famiglie non proprio dedite al rispetto della legge?

Oltre alla dentatura che incute un grande timore, proprio le orecchie appuntite conferiscono a questi cani un aspetto terribile e minaccioso che sarebbe utile a proteggere il padrone e renderebbe l’animale ancor più affascinante, anche addirittura come partecipante a concorsi di bellezza per cani.

L’assurdità della pratica è tornata alla ribalta recentemente, quando ventinove allevatori di razze canine pregiate e undici veterinari sono stati denunciati per reati di maltrattamento, falso in atto pubblico, traffico illecito di animali da compagnia, esercizio abusivo della professione veterinaria e uso di atto falso. Nello specifico, gli allevatori di Pitbull, Dogo argentino, Corso e altre razze pregiate, residenti in nove regioni italiane, e gli undici medici veterinari si sono resi responsabili di commercio di cani con documenti falsi e privi di vaccino antirabbico, oltre che di praticare amputazioni illegali di orecchie e code.


Crudelia De Mon

L’operazione denominata “Crudelia De Mon” è stata condotta dai Carabinieri Forestali del Nucleo Cites di Ancona al termine delle indagini preliminari, durate oltre due anni, dirette dalla Procura della Repubblica del capoluogo marchigiano.

Tra il 2017 e il 2019, sedici allevatori di cani e quattro medici veterinari residenti nelle provincie di Ancona, Macerata e Cosenza sarebbero risultati coinvolti in cinquantadue amputazioni illegali delle orecchie e della coda di cani appartenenti alle razze Corso, Pitbull e Dogo argentino. Alcuni interventi di amputazione sono stati giustificati con certificati falsi, prodotti da veterinari denunciati e attribuiti a veterinari residenti all’estero risultati inconsapevoli degli interventi eseguiti, oppure addirittura inesistenti.

Nel corso dell’operazione sono stati inoltre sequestrati, presso quattro allevatori residenti nelle provincie di Ancona e Bari, timbri veterinari falsi e certificati in bianco, pronti per essere compilati e ceduti agli acquirenti dei cani a corredo delle amputazioni. Sono state inoltre riscontrate esportazioni all’estero, principalmente negli Stati Uniti, di cuccioli di razza Corso e Mastino napoletano al di sotto dell’età consentita dalla legge, di cani non vaccinati contro la rabbia, attestati di vaccinazione falsi e date di nascita diverse da quelle effettive. Accertata anche l’importazione illegale di cinque cani di razza American Pitbull Terrier, Bulldog e Golden Retriever sotto i tre mesi di età e senza vaccino antirabbico.


Razze da proteggere

In base alla legge di ratifica della Convenzione di Strasburgo, sono vietati tutti gli interventi chirurgici non curativi destinati a modificare l’aspetto di un animale da compagnia, e in particolare il taglio delle orecchie e della coda, la recisione delle corde vocali, l’asportazione delle unghie e dei denti. Il perché la maggior parte di tali pratiche rappresenti una crudele vessazione riconducibile anche all’articolo “544 ter” del codice penale (maltrattamento animali) è più che evidente, mentre c’è ancora una nicchia di proprietari refrattaria a rinunciare alle mutilazioni estetiche, motivando talvolta provvidenziali interventi da parte dell’Arma dei Carabinieri a tutela degli animali.

Le ragioni per cui razze come Dobermann, Rottweiler, Corso, Pitbull e altri molossoidi vengono storicamente sottoposte a interventi chirurgici in età precoce, imponendo al cucciolo, non senza rischi, anestesia totale, fasciature e convalescenza, non trovano alcun riscontro logico nel vivere contemporaneo, e arrecano indiscutibili danni al cane.

In un’antichità remota in cui siamo francamente lieti di non ritrovarci, code e orecchie venivano rimosse a quegli animali destinati a combattere fra loro o nelle fiere in qualche arena, oppure a difendere le mandrie dai predatori, se non utilizzati in battaglia: meglio rimuovere all’origine ogni appendice del corpo che potesse fornire appiglio all’avversario, causando lacerazioni sanguinolente.

Nel tempo, però, ci si è abituati all’idea che quei cani possenti dovessero custodire un aspetto minaccioso, condannandoli di generazione in generazione a una spietata chirurgia plastica contro ogni buon senso. Le orecchie, infatti, previste dalla natura sulla testa di ogni mammifero, sono indispensabili a proteggere il condotto uditivo ed evitare l’ingresso di corpi estranei, mentre la coda, oltre a rappresentare un importante strumento di comunicazione con cui i cani possono segnalare ai simili e alle persone il proprio stato d’animo e le intenzioni, è anche un timone e un bilanciere tutt’altro che ininfluente nelle andature dell’animale.

Queste semplici e ovvie ragioni passano in secondo piano, al punto da violare una legge (che concede qualche eccezione, purtroppo, per alcuni cani da caccia di cui sia comprovato l’impiego) a causa di un sentimento che va oltre la ricerca di una continuità storica. Talvolta, infatti, chi acquista l’American Staffordshire o il Rottweiler eccede nel compiacimento per la forza del cane e la sua potenziale bellicosità. È il possibile errore di gente onesta e sprovveduta, oppure l’attitudine di soggetti più irrequieti; circostanze che, in ogni caso, di rado favoriscono la tranquilla convivenza fra le persone e queste razze magnifiche, ma bisognose di proprietari accorti.


Di Luisa Persia (da: #Natura, n.124)

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