Come la Cina comunista ha creato e diffuso intenzionalmente il SARS-CoV-2 per fini economici

Si parla ancora spesso di SARS-CoV-2, senza però mai mettere in discussione le sue presunte origini naturali. Siamo davvero sicuri che quello che ci dicono sul Covid-19 sia la verità, e non propaganda creata ad hoc dal sistema? Ecco tutto ciò che i governi non vorrebbero farti sapere…

Malgrado siano passati quasi quattro anni dall’inizio della pandemia di SARS-CoV-2 (ad oggi responsabile di circa 7milioni di morti nel mondo), le sue origini sono ancora avvolte nel mistero. In proposito, infatti, c’è molta confusione, al punto che – non essendoci una verità “ufficiale” – se interpellassimo dieci virologi scelti a caso in Italia o in Europa, tutti e dieci ci riporterebbero una teoria diversa e arbitraria, e ognuno sarà convinto di detenere la verità in tasca. Proprio per questo motivo – sollecitati da alcuni fedeli lettori – abbiamo deciso di riscrivere, nel modo più oggettivo ed esaustivo possibile, la genesi della pandemia di SARS-CoV-2, utilizzando articoli, fonti e testimonianze fino ad oggi ignorate o rimaste (volutamente?) nei meandri del web più recondito, come i resoconti della virologa Li Meng Yan e le sconvolgenti ammissioni del ricercatore Chao Shao, entrambi affiliati al famigerato Istituto di Virologia di Wuhan (Cina), nel quale – come vedremo – venne creato e selezionato il SARS-CoV-2.

Non è stato pertanto facile farsi strada fra la disinformazione online e le numerose fake news istituzionali. Riuscire a recuperare le preziose testimonianze di Li Meng Yan e Chao Shao, dunque, è stata una vera e propria manna dal cielo; attraverso di esse (e grazie anche alle prime impressioni di diversi esperti di guerra biologica), abbiamo infatti potuto ricostruire, in maniera chiara e comprensibile a tutti, le origini e la modalità di diffusione del SARS-CoV-2, avanzando infine – seguendo le predizioni del Center for Economics and Business Research – la tesi del “movente economico“. Ma andiamo con calma, e partiamo dal principio.


Pareri contrastanti

Stando al pensiero dominante, il virus SARS-CoV-2 sarebbe frutto di uno spillover, ossia di un “salto di specie” da animale a uomo; e l’animale in questione – come è stato dichiarato più volte – sarebbe il pipistrello a ferro di cavallo, oppure addirittura il pangolino. Pertanto, come spiega uno studio italiano, «i primi casi di Covid-19 [avvenuti – secondo le autorità cinesi – a Wuhan ad inizio dicembre]» vennero «inizialmente associati al mercato di Huanan, nella città di Wuhan, un mercato all’aperto dedito alla vendita di beni deperibili, quali carne fresca, pesce, frutta, ma anche di animali vivi», come appunto il pangolino.

Tale opinione – mentre la pandemia si diffondeva dalla Cina al resto del mondo, mietendo migliaia di vittime – prese subito piede fra gli scienziati allineati e fedeli al mainstream, i quali confermarono a loro volta, con decine di studi (pseudo)scientifici, l’origine “naturale” del virus e, dunque, la teoria del “salto di specie”. Ma non tutti erano d’accordo. Nemmeno due mesi dopo l’inizio della pandemia, l’esperto di bioterrorismo Dany Shoham, biologo ed ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana, dichiarò che il SARS-CoV-2 non sarebbe altro che un virus «creato dai cinesi in laboratorio» nell’ambito di «un programma segreto» di armi biologiche. Shoham – forse in possesso di informazioni top-secret – fu inoltre il primo esperto a portare all’attenzione dei media il losco Istituto di Virologia di Wuhan, dichiarando esplicitamente che «alcuni laboratori dell’Istituto sono stati probabilmente impegnati, in termini di ricerca e sviluppo, in armi biologiche».

Un mese dopo, nel febbraio 2020, fu Francis Boyle, professore di diritto all’Università dell’Illinois e fra i maggiori esperti in America di bioterrorismo, a dire la sua, dando ragione all’israeliano Shoham e prendendo le dovute distanze dalla tesi dello spillover. Secondo Boyle, infatti, il virus SARS-CoV-2 rappresenterebbe «un’arma da guerra biologica creata in laboratorio» e – continua il professore – l’OMS ne sarebbe addirittura «a conoscenza», essendo appunto legata a doppio filo allo stesso Istituto di Virologia di Wuhan, il quale da anni si occuperebbe di particolarissime ricerche sui coronavirus, ricevendo persino massicci finanziamenti dagli Stati Uniti e dall’Europa. Di idee analoghe, tuttavia, vi era anche l’italo-americano Philip Giraldi, esperto di antiterrorismo e membro della CIA, che – un mese dopo, nel marzo 2020, quando la pandemia aveva ormai raggiunto tutto il mondo, portando al collasso ospedali e strutture sanitarie – dichiarò senza peli sulla lingua che «il coronavirus non si è verificato naturalmente attraverso una mutazione, ma piuttosto è stato prodotto in un laboratorio, forse come agente legato alla guerra biologica». Ma il membro della CIA, che era in possesso di «rapporti» top-secret, si spinse ancora più in là, asserendo coraggiosamente che «ci sono componenti del virus [SARS-CoV-2] legati all’HIV che non potrebbero mai essersi generati naturalmente».


SARS-CoV-2 e AIDS

A confermare le parole di Giraldi, un mese dopo, ci pensò il Premio Nobel per la Medicina Luc Montagnier, noto per aver scoperto, nel 2008, la correlazione fra AIDS e HIV. «Con il mio collega, il biomatematico Jean-Claude Perez, abbiamo analizzato attentamente la descrizione del genoma di questo virus [il SARS-CoV-2]», dichiarò Montagnier in un’intervista sul podcast “Pourquoi Doctor” nell’aprile 2020. «Noi non siamo stati i primi: [prima di noi] un gruppo di ricercatori indiani ha cercato di pubblicare uno studio che mostra che il genoma completo di questo virus ha all’interno delle sequenze di un altro virus, ossia quello dell’AIDS. Il gruppo indiano [per ovvi motivi] ha ritrattato [lo studio] dopo la pubblicazione. Ma la verità scientifica emerge sempre. La sequenza dell’AIDS è stata inserita nel genoma del coronavirus […]. Un lavoro da apprendisti stregoni, si può dire».

Durante un’interrogazione parlamentare svoltasi sempre ad aprile, il Premio Nobel concluse infine che il SARS-CoV-2 sarebbe «stato prodotto da un laboratorio». Esso, disse, «è quello che si chiama un ricombinante, forse prodotto da un laboratorio cinese. È un lavoro da professionisti, da biologi molecolari; è un lavoro da orologiai». Lo scienziato, con estremo ardimento, denunciò inoltre che «c’è una pressione enorme affinché tutto quello che è all’origine del virus sia nascosto».

Rivelazioni di Li Meng Yan

Come abbiamo visto, fin dall’inizio della pandemia, diversi esperti – persino un Premio Nobel per la Medicina – misero subito in discussione la teoria dominante secondo la quale il SARS-CoV-2 sarebbe frutto di un improvvisato “salto di specie”, avanzando nuove tesi legate ad una possibile origine artificiale del virus. Gran parte di queste teorie – da quelle di Shoham a quelle di Boyle, da quelle di Giraldi a quelle di Montagnier – rimasero però del tutto controverse e inverosimili fin quando, nel settembre 2020, non vennero finalmente confermate dalla dottoressa Li Meng Yan, nota virologa cinese affiliata all’Istituto di Wuhan e fra i maggiori esperti al mondo di coronavirus.

Stando a Fox News, la dottoressa Yan fuggì «scioccata e ferita» dalla Cina imbarcandosi su un volo Cathay Pacific per gli Stati Uniti il 28 aprile 2020, lasciandosi alle spalle parenti e amici. Giunta in America, ammise di avere un unico scopo, cioè «trasmettere la verità sul Covid-19». Così, a settembre, intervistata dal giornalista Tucker Carlson, dichiarò quello che nessuno si sarebbe mai aspettato, ossia che «il governo cinese ha intenzionalmente prodotto e rilasciato il virus SARS-CoV-2, il quale ha portato a chiusure di massa e morti in tutto il mondo».

Carlson, che inizialmente pensò di non aver capito bene, chiese nello specifico alla dottoressa Yan se credeva che il Partito Comunista Cinese (PCC) avesse rilasciato il virus di «proposito», e lei rispose: «Sì, certo, è intenzionale. […] Lavoro nel laboratorio di riferimento dell’OMS, che è il principale laboratorio di coronavirus al mondo, presso l’Università di Hong Kong. E il fatto è che mi occupo approfonditamente di tali indagini in segreto fin dall’inizio di questa epidemia. Io avevo la mia […] rete di unità in Cina […]. Dunque, grazie alla mia esperienza, posso dirvi che questo virus è stato creato in laboratorio […] ed è stato diffuso nel mondo per causare particolari danni».

La dottoressa Yan promise inoltre di mostrare «ulteriori prove» in futuro. Cosa che effettivamente farà: nei giorni e nei mesi a seguire, pubblicò come promesso – assieme agli scienziati Shu Kang e Shanchang Hu – vari studi scientifici concernenti le origini del SARS-CoV-2, passati poi alla cronaca come i “rapporti Yan“. Nel frattempo, nell’ottobre 2020, altri due scienziati – gli iraniani Arezoo Dehghani e Gholamreza Masoumi, ricercatori dell’Università di Scienze Mediche di Teheran – si erano domandati: il «SARS-CoV-2 potrebbe essere un’arma biologica?».


Rapporti Yan

Il primo studio della dottoressa Yan, pubblicato nel settembre 2020 ma passato praticamente inosservato in quasi tutto il mondo, spiega che il SARS-CoV-2 sarebbe frutto di «una sofisticata modifica di laboratorio piuttosto che [di] un’evoluzione naturale», poiché esso «mostra caratteristiche biologiche che non sono coerenti con un virus zoonotico presente in natura». Lo studio riporta «prove genomiche, strutturali, mediche e letterarie che, se considerate tutte insieme, contraddicono fortemente la teoria dell’origine naturale [del SARS-CoV-2]. Le prove mostrano che il SARS-CoV-2 dovrebbe essere un prodotto di laboratorio creato utilizzando i coronavirus di pipistrello ZC45 e/o ZXC21 come modello e/o struttura portante. Basandosi sulle prove, postuliamo ulteriormente una via sintetica per il SARS-CoV-2, dimostrando che la creazione in laboratorio di questo coronavirus […] può essere completata in circa sei mesi».

Poco dopo, anche Il Giornale dell’intellettuale Alessandro Sallusti, rifacendosi ad uno scritto del giornalista Fabrizio Gatti, diede ragione alla dottoressa Yan, dichiarando che «i genitori del Covid-19, o quantomeno i suoi parenti più stretti, sono due coronavirus SARS-LIKE dei pipistrelli conservati nei laboratori militari cinesi [tra cui i laboratori di Wuhan]; nome in codice ZC45 e ZXC21».

Il secondo studio, pubblicato un mese dopo, oltre a denunciare l’alto «grado di corruzione nei campi della ricerca accademica e della sanità pubblica [cinese]», si occupò di “smontare” la teoria dominante concernente le origini naturali del virus, arrivando a dichiarare senza troppi tentennamenti che, «sebbene il SARS-CoV-2 soddisfi i criteri di un’arma biologica […], il suo impatto va ben oltre quanto concepito per una tipica arma biologica. Inoltre, i dati indicano che il rilascio di questo agente patogeno utilizzato come arma sarebbe stato intenzionale e non accidentale. Definiamo quindi il SARS-CoV-2 come un’arma biologica illimitata e l’attuale pandemia il risultato di una guerra biologica illimitata»

Gli altri tre studi, in sintesi, ampliano in sostanza le tesi esposte nei rapporti 1 e 2, spiegando inoltre che, come dichiarò il dottor Montagnier, «la CNN [così come la maggior parte dei media internazionali] ha utilizzato bugie e disinformazione per confondere le acque sull’origine della SARS-CoV-2». A conferma di ciò, Thomas DiNanno, ricercatore del noto ‘Hudson Institute’ di Washington DC, dichiarò che il personale del ‘Bureau of Arms Control, Verification and Compliance’ e del ‘Bureau of International Security and Nonproliferation’ avrebbe «avvertito di non proseguire alcuna indagine sull’origine del virus [SARS-CoV-2] perché sarebbe stato come scoperchiare il vaso di Pandora». Inoltre, l’ex direttore dei ‘Centers for Disease Control’, Robert Redfield, ricevette persino «minacce di morte dai colleghi scienziati dopo aver detto alla CNN di non credere all’origine naturale del virus [SARS-CoV-2]». In maniera analoga si comportò anche la Cina.

Conferma definitiva

La conferma definitiva alla tesi del SARS-CoV-2 come arma biologica, però, avvenne nel giugno 2023, quando uno scienziato del laboratorio di Wuhan, il dottor Chao Shao, intervistato da Jennifer Zeng, membro della ‘International Press Association’ (organizzazione che fornisce informazioni di prima mano e approfondimenti inediti sulla Cina e sul PCC), scoperchiò finalmente il cosiddetto vaso di Pandora, parlando di veri e propri «progetti per lo sviluppo di un virus altamente contagioso come arma biologica» avvenuti all’interno dei laboratori di Wuhan.

Il dottor Shao, con estremo coraggio, rivelò in sostanza che un suo collega (lo scienziato Shan Chao), poco dopo l’inizio della pandemia, gli confidò di aver partecipato – non molti mesi prima – ad un progetto top-secret insieme ad altri scienziati di Wuhan, confessandogli che il loro superiore avrebbe fornito loro «quattro ceppi di coronavirus da testare», al fine di «determinare quale si diffondesse più efficacemente». Il loro compito – rivelò Shan Chao al collega – era quello di «identificare il ceppo con la maggiore capacità di infettare varie specie, compreso l’uomo». Alla fine fu scelto il SARS-CoV-2, «un virus altamente contagioso» prodotto come arma biologica nello stesso Istituto di Wuhan partendo dai virus dei pipistrelli ZC45 e ZXC21.

Ma il dottor Shao si spinse oltre, rivelando persino la modalità di diffusione del SARS-CoV-2, avvenuta durante i Giochi Militari Mondiali di Wuhan nell’ottobre 2019. Shao dichiarò in sintesi che «molti dei suoi colleghi» erano stati «inviati negli alberghi che ospitavano gli atleti» con l’apparente intenzione di «verificare le condizioni sanitarie o igieniche». E fu proprio in quel momento che il dottor Shao – a detta sua – iniziò a sospettare che i suoi colleghi «fossero potenzialmente coinvolti nella diffusione del virus».


Giochi Militari

A conferma di quanto dichiarato dal dottor Shao, numerosi atleti di diverse nazionalità che parteciparono ai Giochi Militari si ammalarono quasi subito di una “strana influenza“. In proposito, è molto significativa la testimonianza del militare Matteo Tagliariol: «A fine ottobre siamo stati, come delegazione italiana, ai Giochi Militari di Wuhan. Fatalità: dopo pochi giorni moltissime persone della delegazione italiana e di altre delegazioni si sono ammalate di influenza. Quando ero là sono stato dal medico, il quale mi ha detto che in quei giorni c’era moltissima gente [di tutte le nazionalità] che aveva questa forma virale… Tant’é che c’erano un po’ di problemi con le scorte di medicine. Per quello che riguarda il mio appartamento, tutti gli atleti si sono ammalati. Tutti quanti con più o meno gli stessi sintomi: tosse, febbre molto alta per tantissimo tempo… Nessuno si è poi più riammalato di coronavirus».

Uno studio italiano condotto da un team di scienziati dell’Università Statale di Milano, che ha ricostruito «i primi mesi di vita dell’epidemia», ha tuttavia comprovato che «tutto è iniziato tra ottobre e novembre del 2019», proprio in concomitanza ai Giochi Militari di Wuhan. Coincidenza?


Movente economico

Giunti alla conclusione, sorge spontanea una domanda: quali motivi si nascondono dietro alla diffusione deliberata del SARS-CoV-2? Perché la Cina avrebbe causato la pandemia?

Secondo gli scienziati sopracitati Arezoo Dehghani e Gholamreza Masoumi, autori di uno studio pubblicato nell’ottobre 2020, «il virus potrebbe essere stato utilizzato per i fini economici della Cina», la quale avrebbe sfruttato «il tema del virus come un’opportunità per spingere al rialzo la propria economia». Tale teoria, in seguito, fu ripresa dal giornalista Tucker Carlson, che, durante un’intervista a Li Meng Yan del febbraio 2023, suggerì che «il governo cinese abbia scatenato il Covid-19 per distruggere le economie occidentali ed elevare la propria posizione a livello globale».

Potrebbero apparire tutte bizzarre fantasie, se non fosse per il ‘Center for Economics and Business Research’ di Londra, il quale – attraverso un approfondito studio – ha predetto che «la Cina supererà gli Stati Uniti e diventerà la prima potenza economica mondiale nel 2028 […]. Il risultato sarebbe legato alle diverse capacità di recupero dalla crisi collegata alla pandemia di Covid-19». In proposito, intitolava l’AGI: «Cina prima potenza già nel 2028, il Covid-19 accelera il sorpasso sugli Usa».


Di Javier André Ziosi

2 commenti

  • Finalmente qualcuno che ha il coraggio di dire le cose come stanno. Gli esperti di tutto il mondo, come appunto Montagnier, Boyle, ecc… lo dissero subito che si trattava di una creazione artificiale. E i fatti gli hanno dato ragione. Le testimonianze del dottore di Wuhan sono sconvolgenti. La Cina sarà la prima potenza mondiale nel 2028 proprio grazie al Covid 19.

  • Articolo davvero interessante e ben scritto.
    Ho apprezzato la chiarezza delle informazioni fornite e la struttura ben organizzata.
    L’argomento trattato è molto rilevante e utile per il pubblico di riferimento del sito.

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